Dieci arresti a Malta, tra Marsa, Zebbug e Bugibba. Questa mattina la polizia ha fermato alcuni cittadini maltesi – già noti alle forze dell’ordine – accusati dell’omicidio di Daphne Caruana Galizia. La giornalista è stata uccisa lo scorso 16 ottobre da un’autobomba nei pressi della sua abitazione.
I sospetti saranno interrogati dalla polizia nel giro di quarantotto ore, durante le quali si deciderà se procedere o meno contro di loro. Ad annunciarlo il premier maltese, Joseph Muscat, che ha spiegato che gli investigatori erano da tempo sulle tracce dei dieci presunti esecutori materiali. “Sono stato informato riguardo a un’operazione di sicurezza che ha avuto luogo questa mattina, sulla quale penso sia nell’interesse nazionale informare il pubblico” ha dichiarato il Primo ministro in un comunicato. “L’operazione è stata eseguita dalla polizia, dalle forze armate di Malta e dai nostri servizi di sicurezza, in seguito alle indagini fatte nelle ultime settimane”. Muscat, poi, ha ribadito di essere “impegnato più che mai” a risolvere questo caso.
Il nome di Daphne Caruana Galizia, cronista 53enne, è legato all’inchiesta internazionale Panama Papers, un’indagine giornalistica che ha coinvolto diverse personalità anche maltesi: tra queste la moglie del premier Muscat, in uno scandalo di petrolio e tangenti pagate dal regime dell’Azerbaijan ai vertici del governo maltese. Il caso ha portato alle elezioni anticipate, vinte nuovamente da Muscat che nel frattempo ha sempre respinto ogni accusa. Negli ultimi mesi, Galizia aveva anche raccontato come l’isola del Mediterraneo si fosse trasformata in uno dei luoghi prediletti per il traffico internazionale di droga.
A seguito della morte della giornalista, numerose proteste si sono sollevate a La Valletta. La risposta dell’esecutivo – contro il quale si è scagliato il figlio della cronista – è stata una ricompensa di un milione di euro a chi fosse in grado di fornire informazioni che potessero portare all’arresto dei responsabili dell’assassinio.