Non è in crisi il settore del lavoro nero in Italia. Il Rapporto 2014 sull’attività di vigilanza del ministero del Lavoro ha rilevato un “tasso di irregolarità” del 64,17% tra le aziende esaminate, sostanzialmente in linea con il 2013 (64,78%). Delle 221.476 aziende controllate, infatti, 142.132 non avevano tutte le carte in ordine: oltre un lavoratore su quattro è risultato irregolare e 77mila di loro prestano servizio completamente in nero. Tradotto in termini economici, allo Stato, nel corso del 2014, sono venuti a mancare un miliardo e mezzo di contributi evasi.
Nella classifica delle regioni irregolari Nord e Sud si contendono il primato: Puglia, Campania, Calabria, Lombardia e Toscana sono risultate le peggiori. In queste regioni sono state emesse il maggior numero di maxi sanzioni, volte a colpire violazioni di diversa natura: utilizzo abusivo di forme contrattuali flessibili, impiego di minori, mancanza di tutela di lavoratrici madri e gestanti, discriminazione di genere e illeciti in materia di orario di lavoro.
“Abbiamo fatto bene il nostro lavoro se, durante l’attività ispettiva è stato trovato circa il 64% delle aziende irregolari sul totale di quelle ispezionate. Cerchiamo, infatti, di fare un’azione mirata, di trovare e controllare, cioè, quelle imprese che sono più problematiche”. Così il ministro del lavoro Giuliano Poletti, che per la redazione del Rapporto ha collaborato con Inps e Inail.
Poletti è inoltre intervenuto in merito all’istituzione dell’Agenzia unica per le ispezioni del lavoro, che accorpa gli ispettori del ministero, dell’Inail e dell’Inps ed è già prevista nella legge delega del Jobs Act: “Abbiamo già pronto il decreto, ora stiamo avviando il confronto con le organizzazioni sindacali”. Si sbilancia anche sui tempi: per il ministro l’agenzia unica dovrebbe iniziare ad essere attiva già all’inizio del 2016.
Silvia Renda