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Olimpiadi invernali 2026
Torino verso il no
Malagò: "Sindaca ci ripensi"

L'Appendino fa un passo indietro

"La proposta manca di chiarezza"

di Giulia Torlone20 Settembre 2018
20 Settembre 2018

Il presidente del CONI Giovanni Malago' all'interno del CONI durante l'inaugurazione dell'anno accademico della Scuola dello Sport, 2 febbraio 2018 a Roma. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Fuoco incrociato tra la sindaca di Torino Chiara Appendino e il presidente del Coni Giovanni Malagò sulla possibile candidatura del capoluogo piemontese per le Olimpiadi invernali 2026. “Per me è fondamentale e imprescindibile che sia fatta la massima chiarezza su chi finanzia l’evento e come”, spiega la prima cittadina su Facebook. “Se si vuole portare avanti l’ipotesi di Olimpiadi senza fondi statali, ma sostenute da Regioni e privati, si chiarisca prima chi mette quanto, altrimenti è da irresponsabili andare avanti alla cieca”. Si allontana quindi sempre di più l’ipotesi del “tridente olimpico” formato da Milano, Torino e Cortina, confermata nella serata di ieri anche da Giancarlo Giorgetti. Il sottosegretario ha infatti chiosato: “La candidatura è definitivamente tramontata per quanto mi riguarda e per quanto riguarda il governo: se vogliono andare in due, devono trovare i fondi”.

Il numero uno del Coni, Giovanni Malagò, affida la sua reazione sul caso ai microfoni di “Circo Massimo” su Radio Capital esprimendo la speranza di un ripensamento della sindaca sul ritiro della candidatura di Torino, senza nascondere però le sue perplessità perché questo accada. “Ho proposto ad Appendino di venire a Roma, magari per vedersi con gli altri e fare il punto della situazione per cercare di capire i margini di manovra, ma onestamente mi ha risposto che restano sulle loro posizioni”, ha aggiunto il capo dello sport italiano che ha poi concluso il suo intervento ricordando la Lombardia che, invece, è ancora in pista. “Da noi i privati non hanno mai sostituito il governo. Ieri a Losanna c’è stata una riunione tecnica già prevista in cui dovevano andare tutte e tre le città, e Torino non è andata. Vediamo adesso come si può costruire questo nuovo dossier. Certo la considerazione fatta ieri da Fontana (presidente della Lombardia) mi pare di buon senso: perché se una si chiama fuori, le altre due devono essere penalizzate?

Intanto Beppe Sala, sindaco di Milano, si dice convinto della candidatura della sua città puntualizzando: “Non so se Torino rientrerà nella partita, ma rimane come condizione che Milano sia prima nel nome”.

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