Italiani, popolo di santi, poeti e spreconi di cibo. Il Paese che più di ogni altro al mondo ha legato la propria cultura alla gastronomia, tende anche a gettare via consistenti quantità di quello che invece dovrebbe andare sulle nostre tavole: oltre 2 milioni e duecentomila tonnellate di alimenti finiscono ogni anno nella pattumiera. Ciò significa che da Trento a Lampedusa, mediamente, ogni persona butta via 36 chili e mezzo circa di cibo, con un dispendio economico di 12 miliardi di euro, che sommati ai 3 miliardi e 293 milioni di spreco della filiera, ci portano a oltre 15 miliardi di euro in totale. È quanto emerge dalla campagna “Spreco Zero”, che promuove la settima giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, in programma domani, 5 febbraio.
Nulla a che vedere con i numeri registrati nel Stati Uniti, dove uno studio della Pennsylvania University ha rilevato che quasi un terzo del cibo acquistato in America viene poi gettato dalle famiglie, arrivando alla cifra di 240 miliardi di euro sperperati.
“Stop food waste, feed the planet” (ovvero stop allo spreco del cibo, nutri il pianeta) è il tema della campagna di quest’anno scelto per sensibilizzare i cittadini sulle ripercussioni che la produzione alimentare ha sull’ambiente. La Fondazione Barilla, ad esempio, ha calcolato che il 28% dei terreni coltivabili mondiali vengono utilizzati per far crescere cibi che poi non verranno utilizzati.
Una tendenza, quella di gettare via il mangiare, che è comunque in diminuzione. Rispetto allo scorso anno gli alimenti buttati nel secchio dell’immondizia sono diminuiti di un quarto. Si tratta soprattutto di cibi scaduti (63%) o ammuffiti (51%). La soluzione? Secondo gli italiani basterebbe stilare una buona lista della spesa prima di entrare al supermercato, congelare i cibi che non si mangeranno a breve e non cucinare più del necessario.