La mobilitazione parziale militare in Russia continua a provocare proteste e fughe. Nella serata di ieri, nella regione russa del Daghestan, i manifestanti sono scesi in piazza e si sono scontrati con la polizia. “Gli arrivi di cittadini russi in Georgia – afferma il Ministero della capitale Tbilissi – dopo l’annuncio da parte di Vladimir Putin, sono raddoppiati a 10.000 al giorno”.
Intanto oggi si chiudono i referendum in Donbass per l’annessione alla Russia: i seggi hanno aperto alle 8 e chiuderanno alle 16. Subito dopo inizierà lo spoglio dei voti e saranno annunciati i risultati degli exit poll. I referendum sono riconosciuti validi da Mosca nelle quattro aree occupate “poiché l’affluenza alle urne ha superato il 50%”. In particolare, attualmente si attesta dell’83,61% nel Lugansk, del 63,58% nella Regione di Kherson e del 66,43% nella Regione di Zaporizhzhia.
Mosca si dice già pronta a dichiarare l’annessione delle nuove regioni alla Russia. “L’annuncio sarà dato a tempo debito”, dice il Cremlino. Il ministero della Difesa britannico, nel suo ultimo aggiornamento di intelligence, sostiene che “esiste la possibilità realistica che Putin utilizzi il suo discorso a entrambe le Camere del Parlamento russo di venerdì 30 settembre per annunciare formalmente l’adesione delle regioni occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa”.
Arrivano infine come un monito le parole del vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, ed ex presidente della Federazione, Dmitry Medvedev: “La Russia ha il diritto di utilizzare armi nucleari, se necessario, in base alla dottrina nucleare e farà tutto il possibile per impedire ai vicini ostili, come l’Ucraina, di acquistare armi nucleari”.