“Vengo in Iraq come pellegrino di pace”. Papa Francesco ha salutato così il popolo iracheno alla vigilia del viaggio in terra sciita. Partito alle 7:30 di questa mattina dall’aeroporto di Fiumicino, è arrivato a Baghdad intorno alle 12 (ore italiane). Per Francesco si tratta del suo 33esimo viaggio internazionale, il primo da quando è scoppiata l’emergenza pandemica.
Questa visita, la prima di un Papa in Iraq, rappresenta un’apertura al dialogo nei confronti del mondo musulmano. In particolare, un passo in avanti verso gli sciiti, testimoniato dalla tappa nella loro maggiore città santa, Najaf. Francesco ha esortato a “camminare e pregare insieme, nel segno di Abramo che riunisce in un’unica famiglia cristiani, musulmani ed ebrei”.
Tuttavia, continuano gli episodi di violenza. Il 21 gennaio due miliziani dell’Isis si sono fatti esplodere nel mercato di Baghdad, provocando 32 morti. Il 15 febbraio invece sono stati lanciati tre razzi contro le basi americane nell’aeroporto di Erbil, nel Kurdistan iracheno, dove il Papa arriverà domenica. Alla luce di questi episodi, il Santo Padre si sposterà con un’auto blindata e saranno in azione 10 mila militari, con il sostegno della Nato.
Stasera è in programma la visita alla chiesa di Baghdad – attualmente in lockdown, come l’intero Paese – dove nell’ottobre 2010 cinque terroristi islamici uccisero 48 persone durante la Messa. Il programma del viaggio – della durata di 3 giorni – sarà molto intenso: sei località, sette discorsi e nove voli. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto salutare il Pontefice: “Il viaggio del papa in Iraq è un segno di continuità dopo quello negli Emirati Arabi Uniti ed è un ulteriore passo lungo il cammino tracciato dalla dichiarazione sulla fratellanza umana”.