“Dateci un porto sicuro”. Suona come un mantra la richiesta della Ocean Viking, la nave di soccorso noleggiata da Sos Mediterranee e gestita con Medici Senza Frontiere che nella giornata di ieri, in due distinte operazioni, ha messo in salvo 176 persone a bordo di imbarcazioni in difficoltà. Il mezzo ora è diretto verso nord e si trova in acque internazionali tra Lampedusa e Malta.
Il team della Ocean Viking, dopo essere intervenuto nel salvataggio dei migranti, tra cui dodici donne, quattro delle quali incinte, e nove bambini, rispondendo alla segnalazione su Alarm Phone, aveva chiesto al Jrcc libico un luogo sicuro per sbarcare le persone salvate.
Ma la Ong ha rifiutato di dirigersi verso Tripoli, indicato dalle autorità come porto di sbarco, perché “secondo il diritto e le convenzioni internazionali, nessun luogo in Libia può essere considerato attualmente un luogo sicuro”, affermano dalla nave.
E, nel tentativo di ricevere attenzione da Bruxelles, impegnata nel vertice dei 27 ministri degli Esteri, si rivolge agli stati membri dell’Unione Europea per ottenere un safety port. Che sia a Malta o in Italia, lo sbarco è un’esigenza imposta anche dalle condizioni climatiche, ormai sempre più avverse e che impediscono una lunga permanenza dei naufraghi sull’imbarcazione dell’Ong.
PRESS RELEASE: #OceanViking rescued 176 people this weekend. Where will they be disembarked?
“We strongly urge #EU Member States and the competent authorities to promptly assign a Place of Safety so that the 176 rescued people can be safely disembarked”.https://t.co/MpPxFECu0g
— SOS MEDITERRANEE (@SOSMedIntl) October 14, 2019
“Il ponte di poppa della Ocean Viking è una soluzione di emergenza, ma il salvataggio potrà considerarsi concluso solo una volta che queste persone raggiungeranno una costa in cui potranno ricevere cure”, ha detto Frederic Penard, direttore delle operazioni di Sos Mediterranee.
Da quando la Ocean Viking ha iniziato le operazioni è la quarta volta che è in attesa che le venga assegnato un luogo sicuro per lo sbarco delle persone salvate. “Finora i governi della Ue non sono riusciti a istituire un meccanismo prevedibile di sbarco in conformità con il diritto marittimo”, denunciano i vertici delle organizzazioni umanitarie.