“Nessuna regione italiana è riuscita a tornare al livello di benessere registrato prima della crisi del 2008”. È quanto emerge dal Rapporto sul mercato del lavoro del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel). “È necessario affrontare il problema nelle sue cause con un deciso cambio di rotta”, scrive nell’introduzione il presidente Tiziano Treu, evidenziando la maggiore criticità: “la fragilità del capitale umano in Italia”.
Questione ancor più rilevante se si considera che il tasso di occupazione ha superato i livelli pre-crisi, pur restando il più basso in Europa, addirittura più basso di 10 punti percentuali rispetto al penultimo (la Grecia). Sono cresciuti soprattutto i lavoratori dipendenti con contratti a tempo determinato. Tra le cause anche l’elevato numero di Neet (ragazzi che non studiano, né lavorano), che in Italia sono il 28,9 per cento dei giovani, dato doppio rispetto alla media dei paesi Ocse.
Il report del Cnel ha analizzato anche le due riforme simbolo del governo precedente, quello Lega-Cinque Stelle. Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, “i dati non sono incoraggianti […] riteniamo importante monitorarne l’applicazione per evitare soluzioni che scoraggino la ricerca di occupazione”. Su Quota 100, “il problema urgente è come uscirne […] occorre evitare cha la sua fine nel 2021 crei un buco previdenziale”. Inoltre bisogna studiare dei correttivi al metodo contributivo per le future pensioni dei giovani, per via del loro ingresso tardivo nel mercato del lavoro, le carriere discontinue e i salari bassi.
Il futuro prossimo non è roseo. L’occupazione nel 2019 è infatti cresciuta “solo di un decimo di punto in più rispetto alle stime tendenziali”, ma soprattutto “il tasso di crescita nel 2020 sarà più basso”.