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Obama al Congresso: altri 200 soldati verso Bagdad. Intanto avanza ancora l’esercito di Al Maliki

di Domenico Cappelleri03 Luglio 2014
03 Luglio 2014

President Obama Delivers State Of The Union Address At U.S. Capitol

«Duecento nuovi soldati in arrivo in Iraq per rafforzare la sicurezza all’ambasciata statunitense e all’aeroporto della capitale Baghdad». E’ quanto comunicato al Congresso dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Secondo fonti del Pentagono, salirà così a circa 700 il numero di militari presenti nel paese, inclusi quelli che si occupano dell’addestramento strategico. Queste truppe, e quelle inviate in precedenza, hanno il compito di «proteggere i cittadini e le proprietà degli Stati Uniti e, se necessario, sono equipaggiati per il combattimento», ha scritto Obama nella lettera che lui stesso ha notificato al Congresso degli Stati Uniti.All’ inizio di questo mese, il presidente americano aveva annunciato il dispiegamento di 275 unità per proteggere l’ ambasciata. Oltre alla sicurezza, questi soldati dovevano fornire «sostegno negli ambiti di intelligence, sorveglianza e perlustrazione». Quindi Obama aveva ordinato l’ invio di 300 consiglieri militari, per capire come «formare, consigliare e sostenere le forze di sicurezza irachene».I soldati «rimarranno in Iraq finché la situazione della sicurezza non sarà tale che la loro presenza non sarà più necessaria», ha aggiunto Obama. Secondo quanto comunicato dal portavoce del Pentagono, John Kirby, gli Stati Uniti stanno anche inviando elicotteri e droni che possono «migliorare la sicurezza su strada e in cielo».Intanto è in evoluzione la situazione nel paese, forte dell’appoggio diretto e indiretto di Stati Uniti, Russia e Iran, l’esercito iracheno fedele al premier Nuri al Maliki avanza nel tentativo di riconquistare Tikrit, città a nord di Baghdad conquistata tre settimane fa dai miliziani qaedisti che si dicono ora padroni di un califfato islamico in territorio siro-iracheno.Le truppe che appoggiano il governo sono avanzate anche oggi con difficoltà verso Tikrit, città natale di Saddam Hussein e roccaforte storica della resistenza all’invasione angloamericana. La difficoltà delle milizie governative – secondo lo Stato maggiore di Baghdad – è data dai numerosi ordigni esplosivi disseminati lungo le strade di accesso a Tikrit. Intanto il governo iracheno ha deciso di interrompere l’oscuramento dei principali social network su Internet tra cui Facebook, Twitter e Youtube dopo tre settimane di black-out imposto in tutto il paese in nome della “lotta al terrorismo”.

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