HomeEsteri Obama a Ramallah incontra Abu Mazen. A Gaza attivisti palestinesi protestano contro la visita del presidente Usa

Obama a Ramallah incontra Abu Mazen. A Gaza attivisti palestinesi protestano contro la visita del presidente Usa

di Alessandro Filippelli21 Marzo 2013
21 Marzo 2013

Due razzi lanciati da Gaza verso Sderot, senza fare feriti, hanno segnato l’inizio della seconda giornata della visita di Barack Obama in Medio Oriente. Il presidente degli Stati Uniti oggi è stato in Cisgiordania a Ramallah per incontrare il presidente Abu Mazen, alla Muqata, sede dell’Autorità nazionale palestinese (Anp). Si tratta, per il presidente Usa, di una visita storica, la prima del suo mandato, iniziato ormai cinque anni fa. Un viaggio il cui solo scopo dichiarato è quello di mettersi all’ascolto delle parti nel complesso processo di pace israelo-palestinese. Il clima che si respirava oggi era quello delle grandi occasioni. Già dalle sette di questa mattina moltissimi giornalisti, provenienti da tutto il mondo, erano in attesa di fronte ai cancelli per sottoporsi alle procedure di sicurezza che, in questo caso, sono state particolarmente ferree. «Apprezziamo che il Presidente Obama visiti la Palestina» ha detto il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat. «Nel suo secondo mandato –ha proseguito- avrebbe potuto scegliere qualunque meta ma ha scelto di venire in Palestina, Giordania e Israele e questo rispecchia il suo profondo impegno per raggiungere la soluzione dei due Stati sulla base dei confini del 1967».
In occasione dell’arrivo a Ramallah del presidente degli Stati Uniti, l’Olp ha messo a punto un video su Youtube che ripercorre le tappe di decenni di negoziati, rivelatisi sterili almeno in parte. «Non abbiamo bisogno di altri 20 anni di negoziati» afferma l’Olp, in un implicito messaggio ad Obama, aggiungendo che «Occorre invece una chiara volontà politica per realizzare le risoluzioni dell’Onu e quanto stabilito dal diritto internazionale. E occorre mettere fine a decenni di impunità israeliana». Durante l’incontro con il presidente Abu Maze, il presidente Usa ha affermato che «i palestinesi meritano un proprio Stato», e poi in apertura di una conferenza stampa, Obama ha ribadito che «gli Stati Uniti restano impegnati alla visione dei due Stati e che lo Stato palestinese deve essere indipendente, in grado di sostenersi, dotato di contiguità territoriale, accanto allo Stato di Israele». La pace, ha concluso il presidente Usa, «è possibile raggiungerla solo attraverso i negoziati tra gli israeliani e palestinesi».
Una visita poco gradita. Ma quella dell’inquilino della Casa Bianca non è stata una visita particolarmente gradita. Numerosi attivisti palestinesi sono scesi in strada per manifestare il loro dissenso. Infatti hanno bruciato fotografie del presidente americano e bandiere degli Stati Uniti scesi in piazza a Gaza, davanti all’ufficio dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani, per contestare la visita in Israele. La manifestazione di protesta e’ partita dalla statua del Milite Ignoto e si e’ diretta in corteo all’ufficio delle Nazioni Unite. All’evento hanno partecipato rappresentanti delle fazioni islamiche e nazionaliste che hanno intonato slogan contro la visita di Obama nella regione.
Le polemiche sui media. «Sarà interessante vedere se il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, condannerà il tiro di razzi» di oggi da Gaza su Sderot. E’ stato questo il commento da Gerusalemme degli esponenti israeliani, citati dai media. E le stesse fonti hanno duramente aggiunto: «Sarà anche interessante vedere se i razzi, che sono stati lanciati da un’area controllata da Hamas, indurranno Abu Mazen a portare a termine i colloqui di riconciliazione che sta conducendo con un gruppo terroristico che rivendica l’annientamento di Israele».
Ma la risposta del presidente dell’Anp non si è fatta attendere. Secondo l’agenzia stampa palestinese Wafa, Abu Mazen ha condannato «la violenza contro i civili da qualsiasi fonte provenga, incluso il lancio di razzi».
Nel pomeriggio il presidente Usa ha incontrato i giovani dell’università di Gerusalemme rassicurandoli dicendo che «non saranno mai soli fino a quando ci saranno gli Stati Uniti». Subito dopo un boato e applausi da stadio. Poi un messaggio al presidente siriano Assad: «Deve andare via per permettere alla Siria di avere un futuro».


Alessandro Filippelli

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