ROMA – Prende le tinte del mistero la storia dei soldati nordcoreani sul fronte russo-ucraino. Fonti degli Stati Uniti e dell’Ucraina, citate dal New York Times, rivelano che i militari di Pyongyang sarebbero stati ritirati dopo aver subito ingenti perdite. Le truppe, inviate per supportare l’esercito di Mosca nella regione russa del Kursk, non verrebbero rilevate in zone di combattimento da due settimane.
Non si è fatta attendere la risposta del Cremlino, riportata dall’agenzia Interfax. Per il portavoce Dmitry Peskov le voci “sarebbero false, distorcono la realtà”. L’arrivo di circa 11mila soldati del dittatore Kim Jong-un a novembre provocò grande allarme in Ucraina e tra i suoi alleati in Occidente. Si temeva che il loro dispiegamento fosse l’inizio di una significativa escalation nella guerra che infuriava da quasi tre anni. Secondo il generale Oleksandr Syrsky, il comandante militare più alto in grado di Kiev, le forze nordcoreane sarebbero state dimezzate.
L’attacco russo a Sumy: nove vittime
I bombardamenti, invece, continuano. Un attacco russo ha distrutto, a Sumy, un normale edificio residenziale. Il bilancio è di nove persone uccise e tredici ferite, tra cui un bambino. “Questo è il marchio di fabbrica della Russia: distruggere la vita di molte famiglie. La Russia”, ha dichiarato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, “deve essere costretta alla pace. La causa di questa guerra è da ricercare esclusivamente nella Russia”.
Dura la replica. Per Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri russo, le autorità ucraine sono colpevoli di “genocidio”, abbassando l’età della mobilitazione militare dagli attuali 25 ai 18 anni. “L’Ucraina” – ha detto – “sta assistendo a un genocidio contro la sua stessa popolazione da parte di coloro che sono stati eletti dal popolo come leader”. Le forze di Kiev, secondo fonti russe, avrebbero perso circa 150mila soldati dal novembre 2024 al gennaio 2025.