Il governo dello Yemen ha ritirato agli Stati Uniti il permesso di compiere missioni antiterrorismo nel paese impiegando sul terreno truppe speciali. Lo riporta il new York Times. La decisione dell’amministrazione yemenita è una reazione al raid eseguito lo scorso 29 gennaio, il primo nell’era Donald Trump, in cui sono rimasti uccisi alcuni civili, tra cui bambini. Nell’operazione ha perso la vita anche un navy seal dell’esercito americano.
Le terribili immagini dei bambini uccisi durante lo scontro a fuoco, durato circa 50 minuti, hanno causato grandissima indignazione nello Yemen, ma nonostante ciò la Casa Bianca ha continuato a definire l’operazione “un successo”.
La decisione delle autorità yemenite rappresenta un freno alla strategia di un’azione più decisa che Trump vuole intraprendere nei confronti dei gruppi terroristici islamici quali l’Isis e al Qaeda. Lo Yemen è anche uno dei sette paesi interessati dal bando sull’immigrazione imposto dal tycoon.
Rimane da chiarire – ricorda il New York times – se Trump abbia accettato di accordare maggiore autonomia di azione al Pentagono nel selezionare ed effettuare le missioni antiterrosimo, mentre più volte la richiesta era stata respinta dalla Casa Bianca durante l’amministrazione Obama, che ha poi rinviato la decisione . Il neo presidente è apparso intenzionato a garantire maggior libertà di azione a Pentagono ed esercito e dovrà prendere presto una decisione rispetto alla più generale richiesta del Pentagono di agire in Yemen senza un’accurata supervisione da parte della casa bianca
Nei giorni scorsi il Washington Post aveva riportato un comunicato di Al-Qaida, in seguito al raid americano, secondo cui “il presidente Donald Trump è un incosciente ed ha acceso la fiamma della jihad”.