Gli svizzeri della Lindt qualche anno fa fecero il cucchiaino da caffè interamente in cioccolato, ora gli italiani della Ferrero lanciano il biscotto da intingere nella Nutella. Idea semplice e di successo? Lo vedremo. Di sicuro c’è che il Finger Biscuit, come l’hanno chiamato, già fa venire l’acquolina in bocca al solo pensiero.
La traduzione è immediata, il “dito biscotto” nasce con l’intento di essere intinto nella crema alla nocciola più amata dagli italiani e, probabilmente, da una buona fetta della popolazione mondiale. Il designer Paolo Ulian, autore del progetto, l’ha elaborato proprio pensando all’uso comune, e spesso pasticcione, fatto della popolare crema dalla popolazione comune. Soprattutto pensando ai bambini che, di tanto in tanto, si consumano in pratiche poco consone per assaggiarne il dolce sapore.
La semplicità del Finger Biscuit, del resto, richiama ad un approccio di “arrangiamento” che ricorda le stesse origini della Nutella, quasi a simboleggiare come l’utilizzo del dito, magari in mancanza di cucchiaino, per gustare la gianduia cremosa, può ricordare quel primo anno di dopoguerra in cui, a causa di una tassa sull’importazione del cacao decisamente elevato, il pasticciere Pietro Ferrero ebbe l’idea di realizzare una pasta a base di nocciola, la Giandujot, prima di scomparire qualche anno dopo, nel 1949. Quindici anni dopo il figlio di Pietro, Michele, pensò di commercializzare il prodotto in tutta Europa. Il risultato è uno dei sapori dolciari che hanno accompagnato la maggior parte di noi nell’infanzia e anche oltre.
Nonché una delle ragioni del successo della Ferrero, un impero del cioccolato che non accenna a morire e che anzi, nel 2014 è riuscita a fatturare oltre 8 miliardi di euro. Nonostante l’olio di palma.
Stelio Fergola