L’Iran riprenderà da domani l’arricchimento dell’uranio nella sua centrale atomica di Fordo, a 180 km a sud di Teheran. A dirlo è il presidente Hassan Rohani in un discorso trasmesso in diretta dalla televisione di stato, dando il via ad un nuovo step di allontanamento dall’accordo sul nucleare del 2015, dal quale gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente lo scorso anno.
Rohani ha dato un ultimatum di due mesi ai partner dell’accordo, al termine del quale ci sarà un’ulteriore riduzione degli impegni iraniani se non saranno soddisfatte le richieste di compensazione delle sanzioni statunitensi sull’economia della Repubblica islamica.
Teheran, secondo l’annuncio del presidente, inizierà a iniettare uranio in 1.044 centrifughe di tipo IR-1 dell’impianto di Fordo, il cui impiego era stato congelato dopo l’intesa con i 5+1, ossia i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti più la Germania) e l’Unione europea.
“Nel corso degli ultimi 60 giorni di ultimatum ai partner Ue l’Iran ha aumentato di circa dieci volte, portandola a 5mila grammi, la sua produzione quotidiana di uranio”, ha detto il capo dell’Organizzazione per l’energia atomica iraniana, Ali Akbar Salehi.
Dagli Stati Uniti arriva la replica: “Fino a quando l’Iran non cambierà il suo comportamento ostile, gli Usa continueranno ad imporre sanzioni devastanti”. Anche la Russia considera “preoccupanti” i piani dell’Iran di ridurre ulteriormente i suoi obblighi riguardo all’accordo sul nucleare poiché il collasso dell’accordo stesso non porterebbe “nulla di buono”.