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HomeEsteri Riaperto il valico di Rafah. L’esercito israeliano è alle porte di Gaza City

L'esercito israeliano
circonda Gaza City
"Siamo dentro"

Riaperto il valico di Rafah

Si lavora per "pausa umanitaria"

di Maddalena Lai02 Novembre 2023
02 Novembre 2023

Esercito israeliano / foto Ansa

GAZA CITY – L’esercito israeliano è penetrato nel nord della Striscia, dentro Gaza City che, ora, è completamente circondata. A dichiararlo il capo di Stato maggiore Herzi Halevi, che ha aggiunto che le forze israeliane stanno combattendo “in una densa e complessa area urbana che richiede combattimento professionale” e che sarà garantito il “carburante per gli ospedali di Gaza”.

Le sirene d’allarme, invece, risuonano nel nord di Israele, al confine con il Libano. Ed è sempre nel Libano, a sud, che da ore l’esercito israeliano è impegnato a fronteggiare gli Hezbollah, coadiuvati dalla milizia iraniana Iman Hussein.

Israele colpisce campi profughi palestinesi 

Un attacco israeliano ha colpito, invece, un edificio residenziale nel campo profughi di Bureij, uccidendo almeno 15 persone e intrappolandone decine sotto le macerie. L’impatto, secondo quanto riportato dal The Guardian, avrebbe danneggiato gravemente gli edifici circostanti, creando un grande cratere.

Nelle scorse ore ad essere bombardato è stato, invece, il campo profughi di Jabalia, dove – secondo fonti di Hamas – i palestinesi uccisi sarebbero, per il momento, almeno 195. L’Alto Commissario delle Nazioni Uniti per i diritti umani Filippo Grandi ha affermato che quest’ultimo episodio potrebbe essere considerato un crimine di guerra a causa “dell’elevato numero di vittime civili” e “l’entità della distruzione”. Le Forze di Difesa israeliane si sono giustificate affermando che, nel campo profughi, cercavano due comandanti di Hamas, uccisi poi dal bombardamento. Il rappresentante permanente russo all’Onu, Vasily Nebenzya, invece, nell’Assemblea generale dedicata alla Palestina, ha affermato che “Israele non può appellarsi al diritto all’autodifesa nel conflitto a Gaza perché è una potenza occupante”.

Missili sullo Stato ebraico, che annuncia l’eliminazione di decine di terroristi

Intanto sul terreno, non cessa la pioggia di missili su Israele. Nella notte scontri al confine tra Israele e Libano, sirene intorno alla Striscia di Gaza. Ieri, la fazione Houthi dello Yemen ha rivendicato gli attacchi sullo stato ebraico, che ha reagito uccidendo, nelle ultime ore, decine di terroristi nella Striscia e continuando a colpire diverse “infrastrutture del terrore”. Quattro palestinesi, di cui due minorenni – secondo l’agenzia di Stampa Wafa – sarebbero stati uccisi “dalle forze di occupazione israeliane” a Qalqilya, in Cisgiordania. 

Apertura valico di Rafah

Prosegue la liberazione di ostaggi attraverso il valico di Rafah. Oltre 400 persone con doppia nazionalità stanno uscendo da Gaza, attraverso il valico di Rafah, nella giornata di oggi, mercoledì 2 novembre. Tra queste anche una bambina italiana di sei anni insieme alla madre palestinese. Le due si trovano attualmente in Egitto dove sono assistite dal personale dell’Ambasciata italiana al Cairo. Ieri sono stati, invece, circa 450 – in gran parte stranieri o palestinesi feriti – a varcare il confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto. Anche in questo caso, tra le persone in salvo, c’erano quattro cooperanti italiani, che, secondo quanto assicurato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, “stanno bene”.  

Il bilancio delle vittime

Il ministero della Sanità della Striscia di Gaza, gestito da Hamas, ha dichiarato che il bilancio delle vittime, uccise dall’inizio del conflitto, è di 9.061. Di queste, 3.760 erano bambini. Altre 32.000 persone sono rimaste ferite. Il bilancio sembra destinato ad aumentare in queste ore, infatti, è di nuovo il ministero della Sanità a diffondere la notizia della morte di altre 27 persone, avvenuta in un attacco israeliano vicino a una scuola delle Nazioni Unite a Gaza. 

La trattativa di Biden sugli ostaggi

La sorte dei 242 ostaggi israeliani nelle mani di Hamas appare, però, ancora incerta. Il presidente statunitense Joe Biden, intervenendo a un evento elettorale in Minnesota, ha detto che serve “una pausa, per dare tempo ai prigionieri di uscire”. Non è chiaro se il presidente si riferisse agli ostaggi o a coloro che sono trattenuti nella Striscia di Gaza. A conferma degli sforzi della diplomazia statunitense a favore di una risoluzione del conflitto, il fatto che il segretario di Stato Antony Blinken domani farà ritorno in Israele. 

Bilaterale Meloni-Sunak 

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto nella mattina del 2 novembre un incontro bilaterale con il Primo Ministro, Rishi Sunak, a margine del Vertice sulla sicurezza dell’intelligenza artificiale in corso a Bletchley nel Regno Unito. A renderlo noto Palazzo Chigi, che evidenzia che i due leader si sono soffermati in particolare sul “condiviso impegno su come superare la grave crisi in Medio Oriente”.

Il Papa invoca l’autonomia dei due popoli 

Il Papa, in un’intervista al TG1, parlando del conflitto in Medio Orientale ha evidenziato che “la guerra è una sconfitta”. Secondo il Pontefice una “soluzione saggia” è avere “due popoli, due Stati”. In questo quadro, Gerusalemme dovrebbe godere di uno status speciale, come già stabilito dall’accordo di Oslo. Secondo Papa Francesco, inoltre, l’antisemitismo pur rimanendo “nascosto” è ancora presente nel mondo: sembra che “l’Olocausto” e  “quei 6 milioni uccisi e schiavizzati” non siano bastati, ha aggiunto. Anche la direzione del Museo della Shoah di Gerusalemme, lo Yad Vashem, ha fatto un appello “ai leader politici, culturali, religiosi e accademici di tutto il mondo” affinché dichiarino “guerra all’antisemitismo”.

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