Non una semplice coincidenza, ma un “atto deliberato”. Tramite le parole dell’Alto commissario dell’Unione europea Josep Borrell, anche l’Europa si pronuncia sul sabotaggio dei due gasdotti russi Nordstream 1 e 2, i cui responsabili restano ancora ignoti. È ancora presto per trarre conclusioni, ma per il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, i danni provocati alle strutture nel Mar Baltico sarebbero “un tentativo di destabilizzare ulteriormente l’approvvigionamento energetico dell’Unione europea”. Per Borrel è urgente aprire un’indagine, ma il ministro della Difesa danese Morten Bodskov ha fatto sapere che “l’esplosione è molto grande, e quindi ci vorrà una settimana o due prima che le perdite possano essere indagate scendendo in profondità”.
Intanto arrivano le prime accuse dalla Polonia che punta il dito contro Mosca, attribuendole la responsabilità del sabotaggio. Secondo il premier polacco Mateusz Morawiecki “quanto accaduto segna probabilmente il prossimo livello dell’escalation in Ucraina”, e mentre Kiev parla di “un atto terroristico pianificato dal Cremlino”, Mosca ribatte che “è stupido e assurdo incolpare la Russia” e che è Washington a opporsi “attivamente alla fornitura di gas russo all’Europa”. Per le fonti di intelligence, tuttavia, al momento nessuno dei tre attori è al di fuori di ogni sospetto.
Nel frattempo tremano i mercati, con il prezzo del gas che schizza a 205 euro al megawattora, e gli ecologisti temono gravi danni ambientali per le bolle di gas che increspano il mare davanti all’isola di Bornholm.