ROMA – La Camera salva il ministro. Con 215 voti contrari, nella mattina di oggi, 26 febbraio, è stata respinta la mozione di sfiducia presentata dai partiti di opposizione contro il titolare della Giustizia Carlo Nordio, a seguito del caso Almasri.
La replica di Nordio alle opposizioni: “Sembrate l’inquisizione”
Accuse ingiustificate e iperboli dai toni sensazionalistici, almeno secondo il ministro. Nella mente di Nordio si insinua il sospetto di una congiura contro la sua riforma della Giustizia. Una serie di attacchi programmati con il fine di boicottarela separazione delle carriere e il sorteggio per l’elezione dei giudici del Csm. Il Guardasigilli va al contrattacco, riesumando anche le pratiche repressive medioevali: “Le osservazioni dell’opposizione ricordano i libelli dell’inquisizione”, quelli utilizzati dai tribunali inquisitoriali durante i processi per eresia. Ma non ci sono reati contro la fede alla base dell’accusa verso Nordio, quanto la cattiva gestione del governo del caso Almasri, il comandante e torturatore libico, riportato in patria nonostante l’ordine di cattura della Corte penale de L’Aia lo scorso gennaio.
Caso Almasri, cosa era successo
Il caso aveva suscitato un grande imbarazzo per l’esecutivo, accusato di aver ostacolato la giustizia internazionale. Pertanto tutti i partiti di opposizione, ad eccezione di Azione di Carlo Calenda, hanno sottoscritto una mozione di sfiducia contro il ministro, per aver mentito e aver violato i suoi obblighi.
“Il tempo, tra l’altro di 48 ore, che il ministro si è preso per cercare di capire gli aspetti delle accuse ad Almasri, non è stato un tempo dedicato a favorire la fuga, l’uscita o la liberazione, ma è stato un atto dovuto da parte del ministro di rapportarsi con chi di competenza per capire se questo atto dovesse avesse avere un seguito”. Questa la replica del titolare della Giustizia.
Da Italia Viva parte l’attacco di Maria Elena Boschi: “È l’unico che pensa che Almasri sia stato liberato per un cavillo giuridico, nessun italiano lo crede” e continua rivolta al ministro: “Noi non crediamo che si debba dimettere per un’inchiesta, perché siamo garantisti, ma perché non ha detto la verità in Parlamento su questo caso”.
Mentre invece dal fronte del Pd, la segretaria Elly Schlein tuona: “La sua difesa d’ufficio di un torturatore libico rappresenta una delle pagine più vergognose a cui è sottoposto questo Parlamento”. Per la leader dem la questione è chiara. Che Nordio avesse l’obbligo o meno di intervenire, la sostanza non cambia: “poteva ma ha scelto di non far rimanere in carcere un torturatore libico. E’ stata una scelta politica, ne prendiamo atto”.