ROMA – L’incandidabilità non andrebbe applicata ai condannati di primo grado. È netta la posizione garantista del ministro della Giustizia Carlo Nordio, il quale si è espresso contro la legge Severino in un’intervista rilasciata il 12 dicembre 2022 al Corriere della Sera.
I difetti della legge Severino
Per il Guardasigilli la norma confligge con la presunzione di innocenza che per lui va tutelata: “L’incandidabilità dovrebbe scattare dalla sentenza di appello in poi”. Sui reati più gravi il ministro è aperto a discuterne, ma “la norma non può essere applicata retroattivamente perché è pur sempre un provvedimento afflittivo, visto che chi è in carica vuole rimanerci”, ha poi spiegato.
Nordio ha affermato di aver ricevuto “sollecitazione dall’Anci e l’apertura del Pd, per abolire o modificare radicalmente abuso d’ufficio e traffico di influenze”, per quanto riguarda i fondi del Pnrr. In relazione a quanto chiesto dall’Ue contro la corruzione del traffico d’influenze, il Guardasigilli ha criticato la norma europea perché “manca di tassatività e specificità facendo sì che tutti possano essere indagati ma quasi nessuno condannato”. Secondo il ministro servirebbe dunque una legge sulle lobby.
Le intercettazioni
Parlando dello scandalo di Bruxelles, definito un “fatto allarmante”, Nordio ha affermato che in Italia la corruzione “è più diffusa e capillare perché facilitata da un potere diffuso”. In Italia la situazione è chiara: “più lo Stato è corrotto più sforna leggi”. A proposito delle intercettazioni, la norma va cambiata, ad esclusione di quelle per reati di mafia e terrorismo. Per il Guardasigilli, “c’è un problema di divulgazione e uno puramente economico, perché vengono spesi centinaia di milioni che potrebbero essere utilizzati per altro, e producono pochi risultati”. Le intercettazioni devono limitarsi ad essere uno strumento di indagine, non possono ledere la privacy dei cittadini: “va rimodulata la norma per conciliare il diritto all’informazione dei cittadini e quello dei singoli a non veder divulgate notizie segrete e intime che li riguardano. Per ripristinare una par condicio di informazione tra le parti”.
“Apprezziamo l’invito al dialogo del ministro della Giustizia sui temi che riguardano l’equilibrio tra il rispetto delle persone e la libertà di informazione”, ha commentato Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti. “Un aspetto che riguarda in particolare, per i giornalisti, le modalità applicative delle nuove regole sulla presunzione di innocenza, sul cui principio siamo tutti d’accordo ma che, come accade in molti casi, non possono trasformarsi in una limitazione del diritto di cronaca. Siamo pronti ad incontrare il ministro sui temi inerenti il giornalismo che, dal punto di vista normativo, necessita con urgenza un ammodernamento per garantire una informazione professionale di qualità e al passo con i tempi”.
La separazione delle carriere
Il ministro è ritornato a parlare del tema caldo della separazione delle carriere, anche se non è urgente: “È un obiettivo a cui tendere, ma necessita di tempi molto lunghi perché prevede una revisione costituzionale. In questo momento dobbiamo dedicarci a cose meno divisive come l’efficienza della giustizia”. Per quanto riguarda il carcere, ha detto che sta “cercando di ottenere parte del tesoretto per devolverlo a polizia penitenziaria e usarlo per i detenuti”.
Nella foto in alto il ministro della Giusitizia Carlo Nordio, Ansa/Giuseppe Lami