“Sapevamo di aver in mano una notizia importante. È la prima volta che viene diffuso un documento dell’Isis in italiano”. Quella di Lumsanews non è la prima chiamata che Lao Petrilli, giornalista di Rds, ha ricevuto in questa settimana. Il suo sito “Wikilao” (www.wikilao.it) ha pubblicato qualche giorno fa in esclusiva un documento di propaganda del Califfato, scritto interamente in italiano. 64 pagine divise in 14 capitoli, con tanto di foto e scritte colorate. Un vero e proprio opuscolo per diventare jihadisti, con raccomandazioni sull’evitare fumo e alcol e inviti ad accorrere in supporto del Califfato.
La notizia è stata ripresa da importanti testate, anche se, dice Petrilli, la forza del documento non sta tanto nel suo contenuto: “In realtà non dice niente di nuovo, niente che già non si sapesse sui principi del Califfato. La vera importanza sta nella sua forma, nel fatto che sia scritto in italiano”. Sul sito viene avanzata l’ipotesi che il documento possa essere stato elaborato con la collaborazione di alcuni soggetti legati al nostro Paese, “forse addirittura da italiani arruolati nell’Isis”.
“Prima di pubblicarlo lo abbiamo analizzato per due settimane per essere certi della sua autenticità. Nonostante la possibilità che qualcun altro ne venisse in possesso non potevamo rischiare di diffondere un falso”. Le verifiche sono state effettuate attraverso contatti con fonti personali e sui forum normalmente utilizzati dai jihadisti. “Noi trattiamo solo analisi inedite. Per noi il giornalismo puro deve pubblicare una notizia nuova, non avrebbe senso creare un sito per riprendere quanto già scritto da altri”. Ne parla con un certo orgoglio Petrilli, specie dal momento che è stata proprio la sua notizia ad essere stata ripresa dai media di tutto il mondo.
A differenza di alcune testate, che hanno riportato il fatto, su “Wikilao” non è presente il documento ufficiale nella sua interezza: “Non vogliamo fare propaganda, in nessuna inchiesta abbiamo mai pubblicato i documenti. Bisogna dare la notizia nel rispetto del lettore, senza tacere un’informazione, ma informando correttamente. È giusto porsi delle domande, come ha fatto Rai News quando ha scelto di non pubblicare più video di propaganda dell’Isis, ma è giusto anche non dimenticare che il pubblico ha il diritto di sapere”.
Silvia Renda