Davide Baldi è co-fondatore e CEO di Luxochain, compagnia che si occupa di certificazioni per i prodotti di lusso. Baldi è un imprenditore, specializzato in gestione e organizzazione aziendale e appassionato di blockchain da alcuni anni. A Lumsanews ha parlato di alcuni progetti della sua azienda e dell’applicazione degli Nft al mondo industriale.
Lei è CEO di Luxochain: di cosa si occupa la sua azienda e cosa ha spinto lei a scommettere sul fenomeno NFT e criptovalute?
“Luxochain è una società svizzera, con sede a Lugano, con competenze di livello globale sulla certificazione di prodotto. Fondata da quattro imprenditori di settori differenti, di cui uno titolare di un ente di certificazioni legato al mondo del lusso. Tutto è nato dagli stessi brand, i quali hanno iniziato a voler sondare il territorio della blockchain. Il nostro scopo è aiutare i brand a garantire ai proprio clienti la sostenibilità dei loro prodotti e la loro autenticità, tracciando sulla blockchain l’intera filiera produttiva, dal raw material fino al prodotto finito e fornendo loro certificati di autenticità per proteggere brand e clienti, garantendo l’acquisto di beni autentici. Associamo ad ogni prodotto un certificato univoco in formato digitale, identificato con un Non Fungible token, in modo tale che questi siano sicuri, leggibili e trasferibili su qualsiasi smartphone. L’Nft del prodotto diventa il suo passaporto di autenticità, con una garanzia di non duplicabilità, grazie alla tecnologia sottostante. Nel nostro lavoro non c’è speculazione ma applicazione della tecnologia a scopo industriale, per migliorare la brand reputation e dare maggiori garanzie all’acquirente”.
Il 2021 è stato l’anno degli NFT. Qual è il risvolto di questo fenomeno sull’economia?
“È importante distinguere a mio avviso tra criptovalute e Nft. Bitcoin in primis nasce per diventare un bene digitale non inflattivo. Gli Stati stampano moneta e aumentano l’inflazione; il Bitcoin nasce per contrastare tutto ciò. Gli Nft nascono con la stessa visione: creare un’opera (o i suoi multipli) in formato non inflattivo. Sai che di quell’opera ci sarà sempre e solo quel numero di pezzi. Certo, esiste il rischio di bolla se le quotazioni sono esagerate rispetto all’opera in sé e nessuno sa quanti possibili potenziali acquirenti saranno disposti a scambiare ad un prezzo sempre maggiore questo tipo di opere. Ma questo avviene in tutti i mercati, anche nel mondo dell’arte tradizionale. A mio avviso ha molto senso sviluppare un settore anche parallelo alle opere fisiche, come già facciamo nel mondo del lusso, legando l’Nft ad un’opera fisica. Questo è un concetto che non è ancora esploso: realizzare certificazioni digitali che siano legate a opere anche fisicamente esistenti.
Il mio consiglio rimane quello che si tratta di una tecnologia da studiare. Manager, studenti e lavoratori dovrebbero capirne di più. Anche perché il settore si sta espandendo, dall’ambito finanziario sta passando ad una maggiore applicazione nell’industria. Noi, ad esempio abbiamo realizzato un innovativo progetto anche per la città di Lugano. Su richiesta della Città, abbiamo creato un sistema di prenotazione per l’ingresso alle strutture pubbliche della città, a cui oggi aderiscono anche circa 200 esercizi commerciali su tutto il territorio luganese. Tramite l’aderenza al circuito gli acquirenti possono ricevere il 10% di cashback in token, emessi dalla Città di Lugano, da poter spendere nuovamente all’interno del circuito. A nostro avviso è un bellissimo esempio di applicazione della tecnologia a favore dello sviluppo dell’economia locale”.
Al momento si tratta di un fenomeno ancora abbastanza di nicchia. Secondo lei è qualcosa di destinato a crescere fino a essere accessibile a tutti?
“Sì, è qualcosa che può diventare sempre più accessibile. Ad esempio, l’applicazione realizzata per la città di Lugano ad oggi viene utilizzata anche da persone anziane per l’ingresso nei lidi, non serve essere esperti, basta saper utilizzare un QR code inserito nella App, azione diventata ormai abituale, a causa del Covid e dei green Pass. Tutto è basato su blockchain, ma è people friendly, tutto è tracciato ed aiuta l’economia locale, senza speculazioni. Un’applicazione concreta della tecnologia per aiutare sia i cittadini che i commercianti, in modo trasparente e semplice da utilizzare. Questa innovazione potrebbe essere applicata da qualsiasi grande catena di distribuzione commerciale o altri enti pubblici, ed a mio avviso troveremo sempre più soluzioni simili in giro per il mondo”.
Quali sono secondo lei i pregi e i rischi che il mondo degli NFT porta con sé? Ad esempio la possibilità di riciclare denaro sporco etc…
“I pregi sono certamente tracciabilità, univocità e garanzia di autenticità. Per quanto riguarda i rischi, io penso che non sia mai il mezzo o la tecnologia utilizzata ad essere rischiosa, quanto più l’utilizzo che se ne fa. La tecnologia non è cattiva, ma può essere usata con scopi negativi. C’è il rischio del riciclaggio di denaro sporco. Un autore potrebbe fingere di rivendere la propria opera a un prestanome e finire con il possederne sia i soldi ufficiali che l’opera stessa. Sicuramente il fenomeno degli Nft, essendo ancora una cosa nuova e poco conosciuta, si presta ad essere usata con scopi illeciti. Ma queste sono cose che possono succedere anche con le opere fisiche ed in qualsiasi mercato. Noi siamo a favore di una regolamentazione di questo mercato digitale. In Svizzera le normative sono già chiare, in Italia, purtroppo ancora non ci si espone, ma il mondo è in continua evoluzione, come successo già ai tempi dell’avvento di internet, oggi si stanno costruendo i nuovi brand del domani. La sfida è aperta, e come Luxochain stiamo puntando ad essere un player internazionale, per cambiare il mondo di domani, oggi”.