Appello alla Rai:”Non chiudete quelle sedi! Questa la richiesta dei partecipanti alla conferenza organizzata dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana contro la decisione della Rai di c
Erano presenti al dibattito missionari che operano in alcune di quelle sedi, il presidente della Fnsi Roberto Natale, esponenti di UsigRai, parlamentari, giornalisti corrispondenti della Rai e i direttori de l’Unità e Avvenire. Ed è proprio il direttore della testata cattolica Marco Tarquinio che sintetizza in modo efficace il problema, sottolineando che i soldi che mancano per mantenere le sedi esterehiudere alcune delle sedi estere tra cui Nairobi, Beirut, Istanbul, Nuova Delhi, Buenos Aires, Mosca. Inoltre, è prevista anche la chiusura di due canali: Rai Med e Rai Corporation.
potrebbero trovarsi in modo molto semplice: “928.500 euro, tanto costano le sette sedi che si vogliono chiudere in Africa, Asia, Russia, America Latina e Europa, si possono facilmente risparmiare tagliando i veri sprechi che si annidano nei cache milionari di molti artisti o nei compensi di molti dirigenti. Nonostante Tarquinio non sia direttamente interessato da questa vicenda la ritiene “non marginale tra le tante che investonola Rai, ma una questione che riguarda il futuro dell’Italia nel mondo e la sua capacità di essere un vero e proprio attore globale. Sela Raiabbassa l’asticella – continua Tarquinio – scende il livello di tutta l’informazione italiana.La Rainon solo deve tenere aperti gli occhi sul mondo ma deve lasciare che siano contagiosi”.
La chiusura di queste importanti sedi comprometterebbe l’informazione stessa, creando un pericolo di omologazione delle notizie, come conferma Filippo Landi, corrispondente perla Raia Gerusalemme: “ Il pericolo dell’omologazione dell’informazione è un pericolo reale che va oltre la capacità e il valore dell’immagine e di coloro che le girano. Non è il problema che noi andremmo a utilizzare immagini meno belle o meno efficaci, ma viene meno la capacità di intervenire su quelle immagini perché i tempi si riducono. La gente ha diritto di vedere il servizio del giornalista che è pagato per essere li, è il giornalista stesso che deve fare lo screening delle cose, delle immagini o delle notizie. In caso contrario ci si avvia all’omologazione”.
Un altro dei nodi fondamentali della questione è legato all’autonomia produttiva: quei corrispondenti che oggi lavorano in sedi Rai autonome, potrebbero in futuro essere costretti a fare il proprio lavoro appoggiandosi presso le sedi delle tv locali. Questo, come sostiene Alberto Romagnoli corrispondente a Parigi perla Raie fiduciario sindacale dei corrispondenti Rai, può andare bene in condizioni ed eventi programmati e prevedibili, ma nei casi di emergenza potrebbero verificarsi non pochi problemi. Le priorità informative tra i corrispondenti Rai e le tv locali potrebbero non coincidere, oppure potrebbe essere alta la possibilità che quella sede venga occupata da un altro cliente.
A conclusione dell’incontro Roberto Natale, Presidente Fnsi, ha letto il secondo articolo del Contratto di Servizio in cui si afferma chela Raideve “assicurare un elevato livello qualitativo della programmazione informativa, ivi comprese le trasmissioni d’informazione quotidiana e le trasmissioni di approfondimento, i cui tratti distintivi sono costituiti dall’orizzonte europeo ed internazionale, il pluralismo, la completezza, l’imparzialità, obiettività, il rispetto della dignità umana”.