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Paura degli sciacalli

Sfollati: molti scelgono di restare
Paura degli sciacalli

di Siria Guerrieri03 Novembre 2016
03 Novembre 2016

di William Valentini e Siria Guerrieri

La paura oggi abita quei borghi. Un’emozione che ha mille sfaccettature e che si nutre delle scosse. Tra le macerie continuano i crolli, non è stato risparmiato neanche il palazzo rosso di Amatrice, simbolo del sisma del 26 Agosto.

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Foto Luisa Urbani

Il futuro è l’incognita che incombe sul destino degli ormai oltre 22.000 sfollati di Umbria, Marche e Lazio. Sono rimasti senza casa, il lavoro per molti è ormai in fumo, perso o seriamente a rischio. Nonostante le scosse non accennino a fermarsi, continuando a causare senza tregua nuovi cedimenti, soltanto 6.700 di loro hanno scelto di allontanarsi dai luoghi stravolti dal sisma in favore degli alberghi messi a disposizione lungo le coste dell’Adriatico e sul Trasimeno. Gli altri, la maggioranza, hanno preferito adattarsi a soluzioni molto meno confortevoli. Dormono in macchina, in sistemazioni di fortuna, sul pavimento delle palestre e degli uffici delle proloco ancora agibili. Da oggi anche nelle prime tende che sono arrivate, messe a disposizione dalla protezione civile. Con temperature che già dalle nove della sera scendono sotto lo zero. Con le piogge torrenziali che le stazioni meteo prevedono già a partire dalla serata di oggi. E la neve che non tarderà a imbiancare le macerie. Ma non vogliono andarsene. Preferiscono affrontare i disagi, pur di rimanere vicino alle loro case, alle attività, ai piccoli allevamenti. Dopo le proteste della popolazione è arrivata la decisione: via alla costruzione di campi con tensostrutture destinate a durare almeno fino a Natale, a Norcia, Cascia e nelle frazioni, e così anche nei comuni delle Marche. Parliamo di 15.500 persone, che non hanno accettato di andare negli alberghi sul Trasimeno o lungo la costa adriatica.

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La paura degli sciacalli si fa sempre più forte. La ministra Pinotti ha colto questo sentimento: sono stati inviati nelle zone del terremoto 450 soldati della missione strade sicure. Il presidente Mattarella ieri si è recato nella zona, ha provato a far sentire ai valligiani la vicinanza delle istituzioni. Istituzioni che però sono state ancora una volta inefficienti come ha denunciato Carlo Rienzi, fondatore della Codacons. A Roma, per esempio, solo il 20% delle scuole è anti-sismico. In tutto Giappone, che ha caratteristiche simili alla nostra penisola si è arrivati al 98%. La giunta capitolina getta acqua sul fuoco: la Città Eterna ha retto bene. Ma le crepe sul centralissimo ponte Mazzini, così come le nuove buche e i danni ai palazzi di via Labicana, hanno spaventato i romani.

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Le ragioni per cui i terremotati non vogliono scappare dalle loro terre sono in buona parte di ordine economico. A noi spettatori di questa tragedia può sembrare assurdo che dei nostri concittadini preferiscano rimanere al freddo in tenda, piuttosto che spostarsi negli alberghi lungo la costa. Questa scelta è dovuta alla peculiare realtà economica umbra marchigiana. Nelle valli, la risorsa principale rimane il settore alimentare: piccole imprese, nel 90% dei casi a conduzione familiare, producono e distribuiscono prodotti di alta qualità, formando una filiera che dà lavoro a 2000 valligiani. Il turismo vive di questa eccellenza: un distretto produttivo composto da agriturismi, bed & breakfast, ristoranti a chilometro zero, per non parlare delle numerose le presenze di turisti che si registrano durante le fiere-mercato alimentari che si svolgono in questi territori tutto l’anno. E, per quanto anche Renzi e Obama abbiano assaporato l’eccellenza agroalimentare dell’area durante la recente visita del premier alla Casa Bianca, i mercati di riferimento sono quelli umbri e marchigiani. Nello scenario di un’economia così intrecciata con l’allevamento e gli animali, scappare significa abbandonare la risorsa tradizionale che ha più rilevanza nell’area. Abbandonare gli animali significa togliere la benzina al motore economico della filiera che dà da mangiare alla zona.

Per questo gli sfollati preferiscono sopportare il gelo e i disagi, pur di rimanere sul posto. La presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini si è fatta portavoce delle esigenze dei valligiani e ha ottenuto la costruzione delle tendopoli, che a partire da Natale verranno sostituite dai container, per poi far posto alle casette di legno. “Il nostro compito – dichiara la Presidente all’Ansa- è quello di garantire a tutti, anche a quelli che per ragioni diverse non vogliono o non possono lasciare la Valnerina, una sistemazione adeguata. Per questo abbiamo chiesto ed ottenuto tende collettive, che sono state montate e si stanno montando in queste ore. Abbiamo già avviato tutte le procedure per realizzare delle aree con container dove poter trascorrere l’inverno, prima della realizzazione dei villaggi con le casette, che auspicabilmente saranno allestiti per la primavera-estate”. Ma container, bungalow, o casette di legno non saranno pronti prima di Natale, se tutto va bene.

“Servono con urgenza tensostrutture per le stalle, e un container per il municipio: ora siamo in tenda a due gradi sottozero” spiega il sindaco di Castelluccio sul Nera, Mauro Falcucci, ai microfoni dell’Ansa. “Eravamo un polo turistico: non vogliamo andar via anche per non scoraggiare il turismo”, dichiarano alcuni residenti delle aree colpite all’Ansa. “Abbiamo deciso di rimanere – aggiungono poi – perché se andiamo via tutti qui non arriverà niente”. La paura che le istituzioni, alla fine, li abbandonino è sempre presente. È insita nella storia stessa del nostro paese. Fa parte del nostro Dna.

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