Il leader del M5S Luigi Di Maio ha alzato ulteriormente i toni questa mattina con un post su Facebook sulla questione Mes. Il capo politico del Movimento ha chiarito che il provvedimento “era all’interno di un pacchetto, che prevede anche la riforma dell’unione bancaria e l’assicurazione sui deposito”.
Di certo la questione ora mina perfino la tenuta dell’esecutivo giallorosso, giunto all’ennesimo crocevia: “Per il M5S queste tre cose vanno insieme e non si può firmare solo una cosa alla volta. Decideremo noi come e se dovrà passare la riforma del Mes”. Pochi minuti dopo l’ex deputato Alessandro Di Battista ribadisce la linea e rinsalda l’asse con Di Maio, commentando il post: “Concordo. Così non conviene all’Italia”.
Nella crepa che divide il premier Giuseppe Conte e i pentastellati si inserisce questa mattina dalle pagine del Corriere la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, capo delegazione di Italia Viva, che si dice “stufa di assistere a litigi tra Pd e 5 Stelle. Un tema serio come il Mes non può essere utilizzato per la verifica di rapporti di forza – continua Bellanova -. Se il balletto quotidiano è di questa natura noi non ci stiamo”.
Davide Faraone, capogruppo al Senato del partito fondato da Matteo Renzi, ci va ancora più pesante, accusando il Movimento di inseguire Salvini sul Mes. Dal Pd arriva poi una sferzata del capogruppo al Senato Andrea Marcucci con l’obiettivo di “ricordare al M5S che non si trova in un monocolore”. Il riferimento del democratico non è soltanto al fondo salva-Stati ma anche alla questione giustizia e in particolar modo alla cancellazione della prescrizione. Sia Pd che Iv si mantengono infatti molto critici su questo punto.
Sempre sul Mes ieri in Senato è andato in scena l’atto secondo del 20 agosto, giorno in cui Conte ruppe con Salvini e andò a rimettere il suo incarico al Presidente della Repubblica. Il premier ha parlato per 42 minuti, mentre la replica dal suo banco del senatore Matteo Salvini è durata 14. Il segretario della Lega ha attaccato duramente l’esecutivo: “O a mentire è il signor Conte o mente il ministro Gualtieri. Nessuno mi ha mai fatto vedere il testo delle modifiche di questo trattato”. Concludendo il suo discorso con un eloquente “Tra parentesi, Conte si vergogni”.
Il premier prima di lui aveva dato la sua versione sui fatti provando a dimostrare, date alla mano, la correttezza del suo operato, ma a colpire era senza dubbio stato l’atteggiamento di Luigi Di Maio al suo fianco durante l’informativa alla Camera: una vera statua di cera. Al Senato le copiose assenze del Movimento avevano poi rimarcato la distanza tra il primo ministro e i pentastellati.
Molto di più si capirà l’11 dicembre. Per mercoledì della prossima settimana, salvo rinvii, è prevista la ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità. Per quella data Di Maio ha incaricato Laura Agea, sottosegretaria agli Affari Europei, di trovare un testo parlamentare su cui compattare tutto l’M5S e, forse, l’intera maggioranza.