C’è un nome e una data nella nomina della nuova squadra di assessori del Comune di Pompei, dal neo sindaco Nando Uliano, eletto con l’appoggio del centrodestra, che riapre polemiche vecchie di trent’anni. La storia è quella dell’accusa di associazione mafiosa e traffico di droga a Enzo Tortora. Il nome e la data sono quelli di Diego Marmo, nominato di assessore alla legalità con deleghe alla Difesa e al patrimonio archeologico e ambientale a Pompei il 17 giugno 2014. Con tempismo perfetto, cioè giusto 31 anni dopo l’arresto di Tortora avvenuto il 17 giugno del 1983.
Diego Marmo è un ex pm. È stato procuratore aggiunto di Napoli e procuratore capo di Torre Annunziata. Nella sua carriera però Marmo è noto alle cronache come il giudice che dispose l’arresto del noto presentatore tv definendolo, con il sangue agli occhi durante la requisitoria, « un cinico mercante di morte e uomo della notte». Impossibile non ricordare l’accanimento mediatico e giudiziario subito dal giornalista Rai.
A trent’anni di distanza ha deciso di scusarsi con la famiglia del presentatore tv per «l’errore fatto». Il fascicolo contro il famoso volto della televisione italiana degli anni ‘80 era basato sull’istruttoria antimafia di Lucio di Pietro e Felice di Persia. A rinviarlo a giudizio era stato il giudice Giorgio Fontana dopo aver preso come buone le dichiarazioni di un manipolo di pentiti senza scrupoli.
Enzo Tortora subì un calvario giudiziario, un linciaggio mediatico e morale, conoscendo l’umiliazione del carcere che ne segnò certamente le condizioni di salute. Tortora lottò con dignità dopo l’arresto per far emergere la propria estraneità ai fatti contestati dalle procure. Il caso divenne talmente eclatante che ormai l’opinione pubblica giudicava pubblicamente divisa fra garantisti e colpevolisti.
Gli indizi a suo carico si sgretolarono e solo nel 1986, dopo una condanna a dieci anni di carcere, Tortora fu assolto con formula piena dalla Corte d’Appello di Napoli. Il referendum proposto dai Radicali in cui i giudici avrebbero dovuto rispondere dei loro errori fu votato dai cittadini e poi invalidato dall’allora governo in carica.
La nomina a assessore di Marmo presentata lo stesso giorno di 31 anni fa in cui si è consumata una tragedia personale e giudiziaria suona, come a dir poco, di cattivo gusto.
Emanuele Bianchi