Domenico Nocerino è un esperto di geopolitica e fondatore della rivista “Opinio Juris”. Lumsanews gli ha chiesto di analizzare come i principali partiti e candidati alle elezioni tedesche arriveranno al voto del 26 settembre.
I sondaggi stanno premiando il Partito socialdemocratico, con Scholz che ha vinto tutti e tre i dibattiti televisivi. Quanto sono stati determinanti questi ultimi per il suo successo nei sondaggi?
“A dire il vero i sondaggi mostrano un’enorme incertezza. Secondo l’ultimo dell’istituto indipendente Forsa, la forbice tra Spd (25%), Cdu/Csu (22%) e Verdi (17%) non è molto ampia e le oscillazioni sono minime. La percentuale di indecisi/non votanti, sempre secondo Forsa, si attesterebbe intorno al 25%. Da un punto di vista del dibattito tv, il ministro delle Finanze e vicecancelliere Olaf Scholz, che è di gran lunga il candidato alla cancelleria favorito dagli elettori, ha avuto la bravura di non farsi trascinare su un terreno per lui molto scivoloso come Wirecard”.
Come è stata gestita la campagna elettorale dai tre principali candidati (Scholz, Laschet e Baerbock)?
“È stata una campagna elettorale meno polarizzante rispetto a quelle precedenti. Scholz, in modo molto intelligente, ha saputo toccare temi cari anche agli elettori dei concorrenti. Ha proposto nuove tasse per la fascia più ricca della popolazione (strizzando l’occhio alla sinistra tedesca), un tesoretto che servirebbe a finanziare progetti di transizione ambientale. Il candidato Laschet ha invece chiesto che i partiti di contrattazione collettiva continuino ad essere responsabili della fissazione del salario minimo. Baerbock ha accusato l’Unione e la Spd di aver impedito una politica climatica decisiva negli ultimi anni, ed è possibile che i recenti disastri ambientali possano dare una spinta per un aumento dei voti”.
Quali sono le principali ragioni del declino della Cdu nelle preferenze? Si parla di circa un 10% in meno rispetto alle ultime elezioni.
“Banalmente perché Armin Laschet, seppur considerato l’erede naturale, non è Angela Merkel. La Merkel è stata una roccia di stabilità in un mondo travolto da crisi di diversa natura, da quella economica alla recente pandemia. 16 anni dopo sta per finire un’era. Il calo delle preferenze credo sia dovuto al fisiologico passaggio di consegne tra una leader di grande spessore e il suo delfino”.
Circa il 30% degli elettori è ancora indeciso sul voto. Quanto può aver influito l’assenza nel dibattito della politica estera, su cui è concentrata negli ultimi mesi l’attenzione dei media e dei cittadini?
“Per quel che riguarda l’affluenza, tradizionalmente in Germania è alta. Sull’indecisione la motivazione potrebbe essere che i tre candidati principali sono stati, in un certo senso, ‘oscurati’ dalla figura ingombrante della Cancelliera. Assistiamo ad una sovrapposizione di obiettivi dichiarati dai partiti politici che generano confusione. I candidati faranno il possibile per convincere questa grossa fetta di elettori, non mi meraviglierei di vedere un ‘colpo a sorpresa’ dell’ultima ora”.