Dalla cancelliera tedesca Angela Merkel al presidente della Colombia Juan Manuel Santos, e ancora da Papa Francesco fino all’associazione giapponese “Articolo 9”. Questi sono solo alcuni dei 273 candidati(68 organizzazioni e 205 persone) che, domani alle 11 del mattino, Kaci Kullmann Five, presidente del Comitato norvegese, potrebbe indicare a Oslo per l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2015. Uno dei più importanti riconoscimenti al mondo, accompagnato da un premio in denaro di poco meno di un milione di euro.
L’evento è molto atteso ed è già salita la febbre per il pronostico del nome o dell’organizzazione che vincerà. Ad aiutare gli scommettitori ci ha pensato la Peace Research Institute Oslo (PRIO), un’organizzazione indipendente da quella dei Nobel, che ha diffuso una lista con le candidature più solide e affidabili preparata dal direttore Kristian Berg Harpviken.
Al primo posto nell’elenco c’è proprio Angela Merkel, per come ha gestito la crisi dei migranti nei mesi scorsi, annunciando la disponibilità della Germania ad accogliere centinaia di migliaia di richiedenti asilo provenienti dal Medio Oriente. Una candidatura che lascia però qualche dubbio per via del tentennamento e della rigidità nelle ultime settimane che la cancelliera ha riservato all’assistenza ai migranti.
Chi invece non ha mai esitato nell’accogliere nella sua isola i profughi è senza dubbio il sindaco di Lampedusa, Giusy Nicolini, anch’essa candidata per la vittoria dell’ambito premio.
Andando oltreoceano troviamo un altro possibile vincitore: il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, protagonista di una difficile e lunga trattativa per una tregua definitiva con le FARC, il gruppo armato di ispirazione marxista che controlla parte del paese e che dagli anni Sessanta combatte il governo centrale. Santos potrebbe infatti dividere il premio con Timoleón Jiménez, il leader delle FARC.
Questo però non è stato l’unico accordo importante per la pace nel mondo. Non è da dimenticare quello sul nucleare iraniano. Il premio Nobel per la Pace avrebbe quindi come candidati anche il segretario di stato americano John Kerry, il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif e l’Alto rappresentate dell’Unione europea per gli Affari esteri Federica Mogherini.
Ma tra i candidati non poteva ovviamente mancare Papa Francesco. Jorge Mario Bergoglio potrebbe ricevere il prestigioso riconoscimento, mai andato finora a un Pontefice, se il comitato dei Nobel decidesse di premiare il Papa per il suo ruolo nel riavvicinamento tra Cuba e Stati Uniti. L’anno scorso il premio era stato assegnato congiuntamente all’attivista indiano per i diritti dei bambini Kailash Satyarthi ed alla giovane pachistana Malala Yousafzay, che tre anni fa fu ferita gravemente dai talebani per la sua lotta a favore dell’istruzione femminile.
Lasciando i candidati singoli per passare alle associazioni troviamo in lizza “Articolo 9”, che in Giappone nell’ultimo anno ha organizzato diverse iniziative di protesta contro il governo. Il Parlamento ha infatti approvato una legge controversa che, per la prima volta dal 1947, ha autorizzato le “forze di autodifesa” a essere impiegate in missioni armate al di fuori dei confini del paese. Ricordiamo che la Costituzione del Giappone vieta al paese di avere un esercito. Proprio per questo “Articolo 9” ha criticato il governo e coordinato proteste e incontri per riaffermare l’importanza del principio costituzionale contro la guerra.
Rimanendo in tema di associazioni non poteva mancare tra i candidati forti chi ha già vinto questo riconoscimento per ben due volte: l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, Unhcr. I suoi funzionari e addetti stanno gestendo con enormi difficoltà e poche risorse economiche la crisi dei migranti, soprattutto in Turchia, Libano, Giordania, Egitto e Iraq dove si stima ci siano più di 4 milioni di rifugiati, per lo più siriani.
Kristian Berg Harpviken – direttore del Peace Research Institute di Oslo – crede che il premio verrà legato proprio alla crisi dei rifugiati. Se così fosse, il premio potrebbe diventare una sfida a due tra Unhcr e la tanto discussa Angela Merkel, per avere mostrato “leadership morale in un momento critico”.
Intanto oggi l Nobel per la Letteratura 2015 è stato assegnato alla scrittrice e giornalista Svetlana Alexievich “per la sua opera polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio del nostro tempo”. L’autrice di ‘Preghiera per Cernobyl’, – mezza bielorussa e mezza ucraina – pubblicata in Italia da e/o e da Bompiani, è nata il 31 maggio 1948.
Alberto Gentile