Kazuo Ishiguro è il vincitore del Premio Nobel 2017 per la Letteratura. Con la motivazione attraverso le sue “novelle di grande forza emozionale, ha scoperto l’abisso sotto il nostro illusorio senso di connessione con il mondo”.
Nato a Nagasaki e trasferitosi in Inghilterra da bambino con la famiglia, Ishiguro è tornato nel suo paese d’origine solo da adulto. Lo scrittore, che il prossimo 8 novembre compirà 63 anni, è autore di romanzi come “Quel che resta del giorno”, con cui ha vinto il Booker Prize nel 1989 e che è diventato anche un film. Nel 2005 ha scritto poi “Non lasciarmi”, altro capolavoro che ha ispirato una pellicola per il grande schermo con la regia di Mark Romanek, e che è stato inserito dal Time nella lista dei 100 migliori romanzi in lingua inglese pubblicati dal 1923 al 2005.
Dopo l’uscita di “Non lasciarmi” sono seguiti per Ishiguro dieci anni di silenzio, fino all’atteso ritorno nel 2015 con “Il gigante sepolto”, una storia di memoria e oblio e del loro difficile rapporto, ambientata nella Britannia del V secolo e immersa in una dimensione fantastica in cui si trovano riferimenti a Re Artù, Beowulf e Tolkien.
Tra le sue opere spicca anche “Quando eravamo orfani”, del 2000. La storia è ambientata nei primi anni del 900 e si divide tra Shangai e Londra. Christopher Bank è cresciuto nei college inglesi dopo la misteriosa sparizione dei suoi genitori ed è diventato tra i detective più importanti del Regno Unito. L’enigma sulla sorte della sua famiglia non gli dà pace. Tornerà allora in Oriente, sua terra natale, per indagare sul doppio rapimento, prima che il mondo precipiti nel conflitto mondiale.
“Esamina quanto le ferite dell’infanzia guidino e distorcano l’età adulta e rendono l’intimità della famiglia e della felicità personale”, ha scritto il The Guardian della sua opera, “con uno stile che mette a nudo verità psicologiche e politiche”, definendo Ishiguro “uno dei romanzieri più audaci e innovativi” del suo tempo.