Toscana, Emilia-Romagna e Trentino. Queste le uniche regioni dove ha vinto il Sì. Tra le grandi città fedeli a Renzi solo Milano, Firenze (dove era stato sindaco) e Bologna. Singolare soprattutto il caso del Trentino Alto Adige, unica regione a statuto speciale votare Sì, nonostante la clausola di supremazia statale insita alla riforma. In tutte le altre ha stravinto il No, in particolare in Sicilia e Sardegna. Impressionanti le percentuali, rispettivamente 71 e 72 %. In generale in tutto il Sud ha prevalso la tendenza a bocciare la riforma. Campania e Lazio, già date dai sondaggi sul versante No, si sono attestate intorno al 60%. Così come in Friuli Venezia Giulia, altra regione speciale. Qui il no era meno atteso. Il presidente infatti è Debora Serracchiani, vice segretario PD e grande esponente del Sì.
Ma al Nord la parte del leone l’hanno fatta Veneto e Liguria, con due governi di destra. Due i possibili motivi. Da una parte ha fatto breccia la linea antirenziana dei presidenti, Luca Zaia e Giovanni Toti. Dall’altra gli elettori di destra contano ancora qualcosa, e Renzi non ha saputo pescare voti da quella sacca, come era successo alle europee.
Interessante il voto degli italiani all’estero. Sebbene l’affluenza sia stata piuttosto bassa, intorno al 31%, i residenti al di fuori dei nostri confini, sono stati con Renzi. Un po’ per presa diretta (i viaggi della Boschi hanno fatto bene), e un po’ perché lontani dal calore mediatico di questi mesi.
Nettissimo il risultato dei giovani. Dall’analisi di Sky Tg 24, è emerso che la fascia d’età 18-34 anni ha votato No per l’81%, mentre gli adulti dai 35 ai 54 anni per il 67%. Leggero vantaggio del Sì (53 a 47) tra i cinquantacinquenni e oltre.
Il dato più incoraggiante però, come sottolineato da tutte le forze politiche, è stata la grande affluenza. Il 68,48% in territorio italiano non si verificava da anni.