È la notte della vigilia di Natale 2023. Le comunità cristiane di tutto il mondo si preparano a celebrare la nascita di Gesù. Un giorno di festa e convivialità, ma non nel villaggio di Bokkos, in Nigeria. Lì, così come in altri 29 villaggi, domina la morte. I predoni fulani passano di casa in casa e uccidono trecento cristiani, in prevalenza donne e bambini.
Una strage che porta alla memoria la notte di terrore del 14 aprile 2014, quando in una scuola di Chibok i miliziani di Boko Haram sequestrarono 276 ragazze pronte a sostenere gli esami di fine anno. Parole unanimi di condanna, allora, da tutto l’Occidente. Con il potente messaggio lanciato da Michelle Obama: “Faremo di tutto per riportarle a casa”. Oggi, a quasi dieci anni di distanza, sono 98 le studentesse di Chibok ancora prigioniere.
Da allora le atrocità commesse dai miliziani hanno costretto migliaia di persone a fuggire dal Paese. “Chi scappa, scappa dall’insicurezza, dal terrore e non solo dalla povertà”, spiega a LumsaNews Alessandro Monteduro, direttore della fondazione cattolica “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs).
Fedeli martiri
I dati parlano chiaro: ogni anno in Nigeria vengono uccisi più cristiani che in tutto il resto del mondo. Come avviene in altri Paesi africani, sono attivi focolai di crisi che hanno nella religione la loro matrice comune. Nel solo 2023 in Nigeria sono stati uccisi 4.118 cristiani sulle 4.998 vittime nel mondo, l’82 per cento. A questi vanno aggiunti i 3.300 credenti rapiti su 3.906 fedeli. Il quadro emerge nel rapporto annuale sulla persecuzione dei cristiani fornito da Open Doors International.
La onlus denuncia uccisioni, simili a “massacri”, casi di abusi e stupri per ragioni culturali e sociali. Come rivela il rapporto di World Watch List, nel 2023 ci sono stati nel Paese 2.622 casi di violenza sessuale. Ben 609, invece, i matrimoni forzati.
Essere donna e cristiana in Nigeria può, infatti, esporre a pericoli. Le famiglie spesso impongono alle figlie matrimoni precoci. Un modo per trovare maggiore stabilità sociale e così essere meno esposte a minacce. Tuttavia, la macchia resta: essere cristiana non ti mette al sicuro, anche se sposata.
Nel mirino dei miliziani di Boko Haram, Iswap e Fulani
Il motivo di tanta violenza verso uomini e donne di fede cristiana si trova nel significato stesso del nome dell’organizzazione terroristica Boko Haram: “Essere occidentale è proibito”. Nell’Islam, infatti, haram descrive tutto ciò che è vietato. Il suo contrario, halal, invece, si riferisce a tutto ciò che è permesso dalla Sharia. La legge del Corano che Boko Haram vuole imporre in tutto il Paese.
Le azioni più cruente e crudeli verso i cristiani, però, spesso provengono dal gruppo terroristico dello Stato Islamico della provincia dell’Africa occidentale, l’Iswap, formazione nata da Boko Haram nel 2016. “Non c’è più la parola d’onore. A volte li uccidono, altre volte li rapiscono e fanno perdere le loro tracce”, racconta la vice direttrice di Africa Express Cornelia Isabel Toelgyes.
Ostilità che si rintracciano nel secolare conflitto tra fedi: cristiana e musulmana in primis. Le Crociate, il colonialismo e le guerre hanno fatto crescere i motivi di scontro. I cristiani, sono secondo i gruppi estremisti attivi nel paese, figli di un Occidente che vuole distruggere la loro cultura, convinto che sia necessario convertire. La divulgazione della fede cristiana, che premia gli ultimi e tutela la società civile, è, per chi si fa interprete di un’ideologia estremista come Boko Haram o Iswap, un’erba che va sradicata. “Molti missionari cristiani sono morti perché espressione qualificata della società civile”, spiega il missionario comboniano don Giulio Albanese.
Non solo. I cristiani nel Sahel sono anche nel mirino dei fulani, etnia nomade musulmana. Il motivo della loro persecuzione, però, non è solo di matrice religiosa. Qui, infatti, entra in gioco anche la ragione economica. Come evidenziato da Luca Mainoldi, redattore dell’agenzia Fides: “Si compie violenza nei confronti dei cristiani anche per una logica di scambio di beni con i leader dei villaggi”.
Il silenzio dell’Occidente
Sullo sfondo, i nuovi equilibri geopolitici in Africa, con Russia e Cina che puntano a egemonizzare vaste aree del continente sia dal punto di vista militare che da quello economico. Con un Occidente che, di contro, perde sempre più influenza.
“Oltretutto l’Europa ha un pregresso coloniale e non può proporre un modello di sviluppo autoritario che va bene alle leadership africane”, spiega il direttore del Desk Africa del Centro Studi Internazionali Marco Di Liddo.
L’effetto collaterale è la disattenzione o comunque il silenzio dei Paesi occidentali, concentrati peraltro sui drammatici conflitti più vicini, come quelli in Medio Oriente e in Ucraina. Per questo in Nigeria i cristiani muoiono nella nostra sostanziale indifferenza, fatta eccezione per i ripetuti appelli del Papa e della Chiesa. Un martirio che richiama, come conclude don Albanese, “la difesa di verità di fede, come è successo al Cristianesimo nei primi secoli”.