TEL AVIV – Le possibilità di raggiungere una tregua tra Israele e Hamas entro l’inizio del Ramadan, fissato a domenica 10 marzo, sono sempre più remote. I colloqui del Cairo si sono conclusi con un nulla di fatto, ma nessuno parla di “rottura”, dato che i negoziati riprenderanno la settimana prossima.
Gli Stati Uniti accusano Hamas, ma la milizia si difende: “Colpa di Israele”
Gli Stati Uniti, presenti al tavolo delle trattative, accusano Hamas di rifiutarsi di liberare i prigionieri più fragili, come donne e malati, impedendo così di arrivare a un accordo per un cessate il fuoco di sei settimane. Un comportamento che secondo un funzionario dell’amministrazione Biden, citato dal Times of Israel, “in questo momento è il principale ostacolo che si frappone per la tregua”. Dal canto suo, la milizia si difende, sostenendo che è stato Israele a “vanificare” tutti gli sforzi dei mediatori per raggiungere un accordo prima del Ramadan. La delegazione palestinese, che ha già lasciato il Cairo, aggiunge che comunque il “fallimento dei negoziati non significa la fine delle trattative”.
L’indagine sull’assalto ai camion di aiuti umanitari di fine febbraio
Tiene banco anche un’altra questione, relativa all’assalto ai camion di aiuti a Gaza alla fine di febbraio, che ha causato la morte di 104 palestinesi. L’esercito israeliano ha dichiarato che le indagini svolte sul caso confermano le azioni corrette delle truppe di Tel Aviv, “che non hanno sparato contro il convoglio umanitario, ma a un certo numero di sospetti che si sono avvicinati, rappresentando una minaccia”. Ma il ministero degli Esteri palestinese respinge i risultati dell’inchiesta dell’Idf e chiede l’istituzione di “una commissione d’inchiesta internazionale indipendente” che faccia luce su quanto accaduto.
Oltre 30mila morti nella Striscia. E Netanyahu non si ferma
Sul campo proseguono gli scontri tra le parti. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, sembra determinato ad andare avanti con l’offensiva nella città di Rafah, hub nel sud della Striscia fondamentale per il passaggio degli aiuti umanitari. Il numero dei morti a Gaza ha raggiunto quota 30.800, secondo il bilancio fornito dalle autorità di Hamas. Ma Netanyahu avverte: “Il nostro esercito continuerà a combattere contro tutti i battaglioni di Hamas, anche a Rafah, ultima roccaforte della milizia”. “Chi ci dice di non agire là – ha concluso il premier israeliano – ci chiede di perdere la guerra. Questo non avverrà”. Una posizione che continua a irritare la Casa Bianca, tanto che secondo il Washington Post l’amministrazione Biden starebbe valutando un modo per impedire a Israele l’utilizzo di armi statunitensi.