Lo scrittore Nicola Lagioia nella sua lectio magistralis di apertura del Festival del Giornalismo Culturale, quest’anno dedicato alle parole della cultura e al loro rinnovamento, ha messo “sotto accusa” l’attuale giornalismo culturale italiano, evidenziandone criticità e promuovendo nuove ricette. Il suo discorso ha graffiato il mondo della mediazione culturale italiana, dipinto come grigio, arretrato e timoroso. Nella sua spietata analisi il settore rischia di limitarsi alla “sopravvivenza senza la più minima influenza e nel disinteresse di tutti”. La Gioia racconta: “anni fa con una piccola casa editrice lanciammo un romanzo a cui tenevamo molto e che meritò le pagine culturali di un giornalone. Sapete quante copie procurò questa autorevole recensione? Appena 22 la settimana successiva e dopo il silenzio. Il mediatore culturale è una tradizione che non esiste più.” Poi denuncia: “i quotidiani non danno piena libertà alle proprie firme e preferiscono sempre i soliti autorevoli agli autori originali che infatti spopolano nel web”. Il j’accuse si accende: “oggi chi pubblicherebbe Pasolini in prima pagina? E perché nessun giornalone si è preso Alessandro Leogrande salvo poi lodarlo tutti ora che è morto? Mancano coraggio e originalità, infatti i reportage li compriamo dai giornali esteri”. Infine l’esortazione: “aprite le redazioni agli esterni e al mondo di fuori, e abbiate il coraggio di schierarvi sui temi culturali, sui movimenti, sui libri, sui film. I giornali la smettano di inseguire eventi e influencer, bisogna lanciare novità e rischiare”.
Lagioia chiede rinnovamento
"Basta con le solite firme"
"Mancano coraggio e libertà"
Lo scrittore contro il "giornalone"
"Servono originalità e rischio"
26 Ottobre 201873