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Nft, la nuova frontiera dell’arte in mano alla speculazione

di Claudia Torrisi03 Febbraio 2022
03 Febbraio 2022

Un meme, un’immagine, una canzone, un tweet. Tutti prodotti che possono essere venduti a prezzi altissimi e che hanno una caratteristica comune: l’unicità. Stiamo parlando di Nft, nuova frontiera della speculazione digitale che riguarda l’arte e, più in generale, tutti gli “oggetti” digitali collezionabili.

L’acronimo sta per non-fungible token, letteralmente “gettone non replicabile”, e indica un atto di proprietà digitale che attesta l’unicità e l’originalità di un determinato contenuto. L’acquisto di queste certificazioni avviene tramite l’utilizzo di criptovalute come l’ether, moneta virtuale privilegiata nella compravendita di Nft. Il possesso del gettone determina inequivocabilmente il possesso dell’opera digitale ad esso collegata. Un Nft è quindi unico, originale e non replicabile.

È il 19 febbraio dello scorso anno quando la gif rinominata Nyan Cat viene venduta all’asta al prezzo di 545 mila dollari in ether. La notizia fa clamore e per la prima volta l’attenzione dei media e del mondo economico si concentra sul fenomeno degli Nft. I non-fungible tokens possono essere associati a diversi tipi di risorse: una tra tutte è l’arte digitale. La rivoluzione in atto non sfugge infatti a Christie’s, famosa casa d’aste britannica, che inizia a esporre Nft di arte digitale e lo scorso marzo vende per quasi 70 milioni di dollari Everyday: the first 5000 days dell’artista Beeple. 

Nyan Cat, prima gif venduta come Nft a suscitare l’attenzione mediatica

A essere venduta non è stata però l’opera in sé (un file jpeg), bensì il suo certificato di proprietà, il suo Nft. La frenesia ormai in corso colpisce anche il fondatore di Twitter Jack Dorsey che mette all’asta il primo tweet di sempre. Qualcuno, pur di possedere quel tweet, è stato disposto a spendere 2,9 milioni di dollari.

Il più grande mercato di cripto-arte è OpenSea. Il 2021 è stato l’anno del boom del settore delle criptovalute e gli Nft in particolar modo hanno visto crescere esponenzialmente il proprio valore sul mercato. Devin Finzer e Alex Atallah, co-fondatori di OpenSea, nell’ultimo anno hanno raggiunto un patrimonio di 2 miliardi di dollari a testa. A marzo 2020 infatti la società contava un volume di transazioni di 1,1 milioni di dollari al mese. Ad agosto 2021, dopo l’esplosione del fenomeno, i numeri mostrano un incremento dei guadagni impressionante: le transazioni hanno toccato quota 3,4 miliardi di dollari.

Crescita del volume di transazioni in dollari su OpenSea nel corso dei mesi del 2021. Fonte: Dune Analytics

Ma cos’è che giustifica l’incredibile movimento di soldi che gira attorno agli Nft? Lo dice il nome stesso: il loro essere “non ripetibili”. Lo afferma anche Dannie Chu, amministratore delegato di un’altra piattaforma di compravendita di Nft, MarkersPlace: “Esistono centinaia di migliaia di stampe e riproduzioni della Gioconda, ma dal momento che non sono l’originale creato da Leonardo valgono decisamente di meno. Lo stesso principio si applica agli Nft: puoi copiare e incollare un’immagine o un video ma l’originale, firmato digitalmente dall’artista, è ciò che ha valore”. I non-fungible tokens rendono allora possibile il concetto di unicità anche nel mondo digitale. Una svolta anche per gli artisti che, grazie agli smart contracts, possono ottenere un buon profitto non solo sulla prima vendita ma anche sulle successive transazioni che la propria opera potrebbe subire. Attenzione però anche ai rischi: bolle speculative, truffe, riciclaggio di denaro, ma anche l’impatto ambientale dovuto all’energia elettrica necessaria per le transazioni. “Il riciclaggio di denaro sporco rimane al momento una questione secondaria” sostiene Alessandro Ricci, fondatore e CEO dell’azienda di consulenza digitale Scaling Parrots. Il vero problema è che “non c’è una regolamentazione chiara. Il mondo digitale non si potrà mai controllare del tutto ma perlomeno si può regolamentare”.

A oggi, creare Nft non è un’operazione alla portata di tutti. Quello a cui stiamo assistendo è quindi un fenomeno di nicchia, ma che forse è destinato a crescere. La pensa così Efisio Pinna, consulente finanziario esperto in criptovalute, per il quale “il fenomeno Nft esploderà  perché ciò che è nuovo attrae gli imprenditori”. Oltre alle già citate OpenSea e MarkersPlace, esistono molte altre piattaforme che permettono la creazione e la vendita dei non-fungible tokens

La maggior parte di queste, però, richiede il pagamento di una tassa per la coniazione e l’investimento di cifre ingenti. Non è un caso infatti che i principali acquirenti siano attori, politici e imprenditori. “Si tratta di un mercato difficile” sottolinea Pinna a Lumsanews. “Non possono accedere tutti. Se la gente si illude di fare soldi così poi rischia forti perdite”. Tuttavia, non si può escludere che in futuro la catena di transazioni digitali non possa essere associata anche a opere e costi più limitati e, quindi, più accessibili. Lavori basati sugli Nft ma alla portata di tutti sono curati ad esempio dalla compagnia svizzera Luxochain, di cui Davide Baldi è co-fondatore e CEO. “L’applicazione realizzata per la città di Lugano ad oggi viene usata anche da persone anziane, non serve essere esperti. Tutto è basato su blockchain ma è people friendly, senza speculazioni. Un’applicazione concreta della tecnologia per aiutare sia i cittadini che i commercianti”.

Persone molto ricche sono disposte a spendere cifre smisurate per opere che, di per sé, non hanno nessuna utilità e nessun significato. Si tratta quindi di pura speculazione? Sì, ma anche di prestigio e unicità. Lo sostiene anche Piero Polidoro, professore di Filosofia e Semiotica all’Università Lumsa di Roma ed esperto di reti sociali, per il quale la speculazione rappresenta “uno dei meccanismi più importanti del mercato dell’arte”. “Credo che il motivo principale che spinga a investire in Nft sia la speranza di poterli rivendere a un prezzo maggiore” osserva  il docente. “Secondo alcuni, poi, una motivazione può anche essere il voler “esserci”, il voler partecipare a questo movimento”. Ciò che spinge i compratori a svuotare i propri wallet digitali è anche l’idea di possedere qualcosa di bello perché unico e originale. Ed ecco che allora il nuovo cripto-universo apre le porte al ritorno dell’arte per l’arte: senza alcuno scopo se non quello di essere ammirata e desiderata.

L’idea di possedere qualcosa di unico e originale è il fattore primario alla base del collezionismo. Nel caso degli Nft, però, non si possiede nulla di più che un certificato di proprietà. Capire questo concetto significa anche essere disposti a cambiare la propria forma mentis e compiere un passo avanti nell’accettazione di questo nuovo fenomeno. Si tratta di una semplice moda passeggera? Probabilmente no: è qualcosa che proseguirà e aprirà a scenari socio-economici ancora inesplorati. Allo stesso tempo però, sostiene Polidoro, “non è destinata ad avere quella centralità che qualcuno prefigura”.

Sul futuro degli Nft quindi ancora è presto per parlare. La cosa sicura è che il trend in salita iniziato lo scorso anno sembra proseguire anche nel 2022. Il termine è entrato nel linguaggio mainstream fino al punto da essere eletto “parola dell’anno” del Collins Dictionary: nel 2021 l’uso del termine è aumentato dell’11.000%.

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