La crisi di Gerusalemme ha fatto oggi il suo ingresso ufficiale nei palazzi dell’Unione europea. Il primo ministro israeliano Benjamyn Netanyahu ha raggiunto Bruxelles per incontrare i vertici delle istituzioni comunitarie arrivando da Parigi, dove ha avuto un duro faccia a faccia con il presidente Emmanuel Macron.
Netanyahu durante la conferenza ha difeso la scelta di Donald Trump “come la semplice presa d’atto di uno stato di fatto storico”. Riconoscere Gerusalemme capitale di Israele è “riconoscere la verità ed è dunque un passo verso la pace – ha continuato il primo ministro israeliano – Gerusalemme è sempre stata la capitale e Trump ha messo in chiaro i fatti”.
L’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri Federica Mogherini ha condannato “nel modo più forte possibile tutti gli attacchi agli ebrei in qualsiasi parte del mondo”.
“Un aumento della violenza – ha aggiunto Mogherini – incendierebbe la regione e sarebbe un regalo agli estremisti e a quanti sono contrari alla pace, alla sicurezza e a vivere insieme”.
Dalla Francia Macron, che ha assunto il ruolo di leader dell’Europa in assenza di Angela Merkel impegnata sul fronte interno, ha ribadito la contrarietà di Parigi al riconoscimento di Gerusalemme come sola capitale dello Stato ebraico e il suo supporto alla soluzione dei due Stati. “La pace è in pericolo” ha detto Macron, ma Netanyahu riaffermato la responsabilità del presidente palestinese Abu Mazen.
Quest’ultimo si è riunito oggi assieme al presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi e al re giordano Abdallah in un vertice d’urgenza al Cairo per discutere come affrontare la crisi: difficile ipotizzare una strategia comune, in quanto Egitto e Giordania dipendono economicamente e politicamente dagli Stati Uniti. Ai tre leader si unirà probabilmente anche Vladimir Putin, che arriverà ad Ankara per incontrare Recep Tayyip Erdogan. Il presidente russo durante una visita a sorpresa in Siria, ha annunciato l’inizio del ritiro delle truppe russe dal paese.