Quattro colpi di pistola ed è morta la speranza di una Russia diversa. O forse no? Decine di migliaia di cittadini russi hanno marciato ieri fino al luogo dove venerdì sera è stato freddato il leader dell’opposizione Boris Nemtsov. Giovanissimi, anziani, intere famiglie sono passati attraverso i metal detector installati dalla polizia in piazza Slavianskaya- luogo dove è iniziata la manifestazione- per rendere omaggio al politico ucciso. Il corteo è arrivato vicino alla piazza Rossa, nei pressi del ponte dove i sicari hanno fatto fuoco. Centinaia di mazzi di fiori sono stati lasciati sul punto dell’assassinio, diversi i cartelli in vista: “Quei proiettili hanno colpito tutti noi”, “Non ho paura” e “Non ci sono parole” su tutti.
La ricostruzione. Nemtsov la sera dell’omicidio aveva cenato con Anne Duritskaya, modella ucraina 23enne che frequentava da diversi anni. I due stavano tornando verso casa quando diversi colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi da un uomo sceso da un’auto bianca.
Secondo quanto riportato dal quotidiano Kommersant, alcune telecamere di sorveglianza nella zona del delitto sono state spente la notte dell’omicidio, perchè “in riparazione”. Della sera del 27 febbraio è stato pubblicato solo un video (di qualità scarsa) della registrazione effettuata da una camera accesa, da un punto in cui l’assassino rimane coperto da un mezzo identificato come spazzaneve. L’auto è stata ritrovata: una Lada Priora di colore bianco, rinvenuta vicino a un’area pedonale di Mosca, l’Arbat, a pochi chilometri dal ponte sul fiume Moscova teatro dell’omicidio.
Contraddizioni. La fidanzata di Nemtsov è caduta in contraddizione. Nel primo lunghissimo interrogatorio avrebbe raccontato che i colpi contro il suo compagno sarebbero partiti dal finestrino posteriore da un’automobile ripartita poi a gran velocità. Smentita dal video, la modella ha detto di essere sotto shock. I media filogovernativi si sono subito accaniti definendola «spia di Kiev» e «infomatrice dei sicari che sapevano dove trovare la vittima e non hanno sfiorato lei».
Morte preannunciata? «Temo che Putin voglia uccidermi». Aveva detto Nemtsov al quotidiano Sobesednik il 10 febbraio scorso. In quell’intervista il leader dell’opposizione si era espresso senza peli sulla lingua: «Non potrei disprezzare più una persona di quanto non disprezzi lui». La marcia di commemorazione sarebbe dovuta essere una manifestazione contro la guerra in Ucraina. Il leader assassinato poche ore prima di morire aveva annunciato alla radio: «Se siete per la fine della guerra russa nel Donbass, se sostenete la fine dell’aggressione di Putin, venite alla marcia di Primavera».
La morte di Nemtsov ricorda quella di altre figure scomode della vita pubblica russa. Una su tutte quella della giornalista Anna Politkovskaia, uccisa in un agguato il 7 ottobre del 2006.
L’episodio di allora come quello dell’altro giorno, aveva causato molto clamore e aveva fatto sorgere diverse domande, alle quali tuttora si cerca di dare risposta.
Domenico Cappelleri