Canale della Manica, Isola di Jersey. Meno di 120 chilometri quadrati per un totale di poco più di 90 mila persone. E pure il miglior posto dove un bambino potrebbe mai sognare di vivere, per lo meno se è molto capriccioso e i suoi genitori tendono a utilizzare la forza fisica per costringerlo a fare cose che non vorrebbe fare o, più semplicemente, a spiegargli che altre non si devono proprio pensare. Dal 24 aprile, nell’ex Ducato di Normandia, è entrata in vigore una legge che vieta le sculacciate sui più piccoli, come anche gli schiaffi e le percosse. Un emendamento studiato ad hoc dal Parlamento locale dell’isola nel Canale della Manica che equipara le aggressioni degli adulti a quelle dei bambini. “Una pietra miliare”, ha commentato il ministro dell’Infanzia Sam Mezec. E neanche l’unico: prima di Jersey, anche la Scozia ha messo al bando le sculacciate in ottobre – la legge diventerà effettiva solo a novembre -, e anche il Galles si è mosso a gennaio per l’approvazione di una misura in questo senso, per non rimanere solo nel Regno Unito. Lumsanews ha intervistato Marisa Zucca, psicologa dell’età evolutiva.
Che cosa pensa di questa legge?
“Io non so come le famiglie educhino i propri figli nell’isola di Jersey, posso solo dire che in Italia la punizione, sia in senso corporale che morale, è ancora considerata un metodo educativo valido per la maggior degli educatori, siano essi famiglie o insegnanti”.
Più in senso morale che corporale, per quanto riguarda gli insegnanti?
“No, nel senso che in Italia è in vigore la legge che vieta le punizioni corporali all’interno delle scuole, di qualsiasi ordine e grado”.
Quindi potrebbe essere lo step successivo quello di vietarle anche a livello familiare? Che cosa servirebbe, però, per evitare che effettivamente si faccia ricorso a sculacciate?
“I divieti imposti non hanno mai portato a veri cambiamenti. Servono di più le campagne di sensibilizzazione, ricordando come altri metodi alternativi portino a risultati migliori”.
Al di là di quanto sia accettato socialmente (e legalmente in questo caso), il bambino risente di questi tipi di educazione? Sono veramente l’unico modo per fargli capire che sta sbagliando o ci sono altri metodi più efficaci?
“Schiaffi, sculacciate e punizioni corporali vengono ammesse e ritenute educative. Si sottovaluta, quindi, i danni che queste possono arrecare, nonché creare un modello dell’aggressività che può essere definito lecito. Si è potuto vedere, grazie ai risultati di studi psico-pedagogici, come usare le punizioni fisiche crea danni anche allo sviluppo cognitivo del bambino. È chiaro che l’educazione non passa per botte e percosse, piuttosto è molto più efficace attuare con i bambini un dialogo, una comunicazione costruttiva, quindi: uno stile educativo genitoriale supportivo, ma autorevole, sostituisce uno stile autoritario. Questo perché valorizza l’indipendenza e l’autonomia. Le regole vengono interiorizzate non perché trasmesse da un’autorità, ma perché ragionate”.