L’emergenza sanitaria colpisce anche l’oro. In queste ore, il bene rifugio per eccellenza sta scivolando pesantemente in sintonia con la caduta degli indici delle Borse.
Al generale crollo dei mercati finanziari, si sta assistendo a un fatto abbastanza insolito: il crollo del prezzo dell’oro. Il metallo con consegna immediata cede il 9% a 1329 dollari l’oncia proseguendo la discesa degli ultimi giorni. Male anche platino e argento. Il primo a -26% e 564 dollari all’oncia, ai minimi dal 2002, la flessione più marcata di sempre, e il secondo a -14%, 12,6 dollari all’oncia, la maggior discesa dal 2011.
Secondo Michele Calcaterra, docente di Finanza Aziendale all’Università Bocconi di Milano, “non c’è una reale spiegazione” a tutto ciò.
Come si possono interpretare questi dati?
“Non c’è una vera e propria interpretazione, se non il panico che spinge a riconvertire i patrimoni. Questo tipo di crisi non è innescata da fenomeni politici come quelle degli anni ottanta o fenomeni a carattere finanziario, come successo nel 2008 con il fallimento di Leiman Brothers innescato dai mutui subprimes. Oggi è come se stessimo assistendo a un’economia di guerra. E in un conflitto non c’è una materia prima che non subisca o che non possa subire un tracollo. Non c’è una ratio sottostante. In sintesi quindi, non esiste più un bene rifugio in questo momento”.
Siamo di fronte ad una situazione irreparabile?
“Credo di no. Secondo le previsioni della banca d’affari americana Goldman Sachs le prospettive, anche nell’arco di quest’anno, sono di una possibile ripresa. Questa crisi è legata a due aspetti fondamentali: l’annuncio della scoperta di un vaccino e l’attuazione di misure a carattere fiscale e industriale che dovrebbe mettere in campo l’Europa. Quando questi due aspetti verranno risolti, la crisi terminerà”.
Alcuni giornali scrivono che questo calo è il frutto della cosiddetta “margin call”. Di che cosa si tratta?
“Quando non ci sono più punti di riferimento tutti pensano a liquidare. Tutto ciò è il frutto di una spirale di ciclo al ribasso. Quando iniziano a essere rivisti i rating al ribasso allora anche i grandi investitori istituzionali cercano liquidità. Non esiste più la possibilità di proteggersi in un bene di rifugio se non attraverso pratiche speculative, che però al momento sono di fatto inattuabili”.
Lei si aspetta che questo andamento, questo calo dei prezzi dell’oro, perdurerà ancora per molto?
“Quello che mi aspetto è una classica curva di rendimento del mercato. La crisi del mercato, al momento, non è finita, purtroppo anche a causa della mancanza di indicazioni chiare a livello fiscale e industriale. Dopo un forte calo ci sarà comunque sicuramente una ripresa, anche forte. Quando avverrà non si sa. Potremmo dire che, come minimo, saranno necessari comunque tra i 18 e i 24 mesi”.