Un post sul sito del Festival del Giornalismo di Perugia annuncia che non si terrà l’edizione del 2014 per mancanza di risorse economiche. A comunicare la decisione attraverso una lettera è Arianna Ciccone, inventrice e organizzatrice di un appuntamento che in sette anni è diventato un interessante spazio di incontri, discussioni, approfondimenti sul giornalismo in Italia.
Ma «non è un addio», ha dichiarato lady Ciccone. «Ci sono momenti in cui capisci che ti devi fermare. Che la vera forza, il vero coraggio è dire: grazie, ma no», con queste parole la fondatrice del Festival chiude, almeno per il momento, un evento unico nel panorama internazionale che per sette anni, ad aprile, ha attirato nel capoluogo umbro migliaia di addetti ai lavori e non.
In particolare la crisi dell’editoria e le nuove sfide dell’informazione digitale al centro, in questi anni, dei numerosi panel, workshop e spettacoli in programma nelle cinque giornate della manifestazione. Nell’ultima edizione, infatti, ampio spazio è stato dedicato alle soluzioni per finanziare il giornalismo di qualità e i modelli di business emergenti attraverso il contributo di due esperti: Steven Buttry di Digital First Media ed Emily Bell, docente della Scuola di Giornalismo della Columbia University di New York.
Anche la grande attualità ha sempre avuto un posto centrale nell’agenda del Festival: nell’edizione del 2013 la guerra civile in Siria, Wikileaks, il femminicidio, l’esplosione del Movimento 5 Stelle, i principali temi che hanno acceso i dibattiti.
Tante le firme illustri del giornalismo, gli ospiti in arrivo da testate prestigiose come New York Times, The Guardian, Reuters, le personalità di rilievo internazionale, i blogger, centinaia di speaker e volontari che hanno reso il Festival quell’evento popolare e imperdibile che il suo pubblico aspetta ogni anno per un anno. «Migliaia di giovani sono arrivati a Perugia da tutto il mondo in questi anni: hanno fatto i reporter, i fotografi, i video maker, si sono occupati della logistica, delle sale, hanno affiancato l’ufficio stampa, il social media team», dice in un passaggio della sua lettera la Ciccone, proprio per testimoniare la mobilitazione di risorse, di idee, di prospettive che la manifestazione ha messo in moto nei suoi sette anni di vita, favorendo la stessa città di Perugia. «I giovani la sera sono nei locali a ballare, bere, divertirsi. Un mondo che s’incontra e continua a vivere anche dopo il Festival», sottolinea. «In tanti li vedo poi in giro per il mondo a fare i giornalisti», aggiunge con soddisfazione la guru del Festival.
Ma, nonostante il grande successo, per il 2014 addio a incontri-dibattito, tavole rotonde, interviste, presentazioni di libri, proiezioni di documentari, concorsi, premiazioni e mostre.
Un format perfetto, dunque, che però non ha più budget sufficiente per continuare. «I costi modesti di questi anni non sono più sostenibili, – dichiara con forza Arianna Ciccone – fare il Festival magari riducendo ospiti e giornate non è accettabile. O si va avanti migliorando o ci si ferma» perché – continua – «più cresceva, più diventava faticoso costruire il budget per realizzarlo».
Tantissimi i messaggi di solidarietà su Twitter tra cui quello di Maria Laura Rodotà, firma storica del Corriere: «Il Festival è la sola occasione in Italia in cui i giornalisti dicono cose sensate. La fagiana Ciccone non può e non deve smettere».
Ma per adesso la fondatrice non si sbilancia: «Magari è solo una pausa di riflessione. Se le condizioni si ripresenteranno e saranno quelle giuste per realizzare una nuova edizione degna della storia del Festival, saremo pronti a ripartire».
Francesca Polacco