ROMA – Negozi chiusi a Natale, Santo Stefano, Capodanno, Pasqua, Ferragosto e Primo Maggio. Non per scelta dei commercianti, ma per un obbligo chiesto da Fratelli d’Italia. Ideata da Silvio Giovine (membro della commissione Attività Produttive) e presentata alla Camera dal capogruppo Galeazzo Bignami, la proposta del partito della premier Giorgia Meloni ha come ratio quella di “incidere sulla qualità della vita dei lavoratori, impiegati che hanno tutto il diritto di poter trascorrere queste giornate di festa con le proprie famiglie” e di ridare “ai Comuni e alle Regioni la possibilità di decidere sulle aperture festive”, ha dichiarato Giovine.
La legge riguarderebbe tutti gli esercizi commerciali ad eccezione di bar, ristoranti, pasticcerie o i punti vendita all’interno di aeroporti e stazioni di servizio. In virtù di queste eccezioni i centri commerciali possono decidere di rimanere aperti. Per i trasgressori sarebbe prevista una multa fino a 12mila euro e per chi tiene aperto per due festività in un anno, anche la chiusura da uno a 10 giorni del locale.
Il presidente di Federdistribuzione Carlo Buttarelli si dice “disposto a collaborare”, ma parla del rischio di dirottamento di una maggiore clientela sul mondo degli e-commerce. Si tratta invece di una “proposta totalmente anacronistica” secondo Mario Resca, presidente di Confimprese, che riunisce le grandi catene di negozi: “invece di andare avanti facciamo dei passi indietro”. Secondo Resca i diritti dei lavoratori vengono tutelati “garantendo turni, giorni di riposo e incrementi retributivi per il lavoro nei festivi”.