Per eurodeputato e ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia la ripartenza economica dopo il lockdown causato dall’epidemia di Coronavirus deve passare attraverso due nuove misure: Web Tax e Tobin Tax. Questi strumenti potrebbero riuscire a far ricavare allo Stato molta liquidità che il governo potrebbe investire per ridurre le disparità economiche interne al nostro Paese.
“La forbice delle diseguaglianze si sta allargando sempre più – spiega l’esponente del Partito Democratico -. Gli interventi messi in campo dall’Europa sono importanti, ma purtroppo non bastano”. Quindi Pisapia rilancia la sua proposta: “Web tax e mini Tobin tax possono essere strumenti utili per favorire la generazione di nuove risorse pubbliche da impiegare per la ripresa”. I colossi del web, infatti, hanno sicuramente tratto profitti dal lockdown. “È giunto il momento – prosegue quindi l’ex primo cittadino lombardo – di restituire attraverso un’equa tassazione i profitti che hanno ottenuto”. Per l’eurodeputato la situazione delle disparità economiche è particolarmente preoccupante. “Non possiamo permettere – prosegue Pisapia – che le diseguaglianze aumentino e che le multinazionali del web diventino sempre più ricche a scapito della maggioranza. Questo non è dirigismo, è solo giustizia”.
Già ieri mattina Banca Etica aveva rilanciato la proposta della Tobin Tax, ovvero l’introduzione di una tassa su tutte le transazioni finanziarie. Ma non solo: Banca Etica per questa “nuova normalità” post Coronavirus ha proposto anche l’uso dei fondi pensione per finanziare le imprese più virtuose e la separazione tra le banche commerciali e quelle di investimento. Cinque idee, quindi, per una finanza più sostenibile. “L’obiettivo è quello di evitare quanto già accaduto dopo al crisi finanziaria del 2008”, si legge nella nota diffusa dal cda della banca. “Negli anni successivi la Bce – proseguono i banchieri – ha immesso moltissima liquidità, ma di quella liquidità gran parte è rimasta intrappolata nei circuiti autoreferenziali della finanza speculativa senza arrivare a sostenere l’economia reale”.
La web tax era entrata a far parte del novero delle misure nella legge di bilancio varata lo scorso 31 dicembre. L’obiettivo era e rimane senz’altro ambizioso: 708 milioni di gettito. Ma al momento a quasi sei mesi da quella data, non si sa se realmente le grandi multinazionali dell’online abbiano versato questi tributi, il 3% del fatturato dell’anno precedente, nelle casse dell’erario.