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che fu a processo con Gelli
era latitante da sei anni

‘Ndrangheta, preso boss
che fu a processo con Gelli
era latitante da sei anni

di Fabio Simonelli01 Dicembre 2016
01 Dicembre 2016

Marcello Pesce nel momento della cattura, 1° dicembre 2016. Era ricercato dal 26 aprile 2010, quando sfuggì alla cattura nell'operazione "All inside", il boss latitante arrestato all'alba dalla polizia a Rosarno. L'uomo, al momento dell'irruzione degli agenti dello Sco e della squadra mobile di Reggio Calabria, era in camera da letto e non era armato. Non ha opposto resistenza ed è stato arrestato insieme a due uomini, padre e figlio, che erano nell'appartamento con lui. ANSA / US POLIZIA STATO +++ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING+++

Non era mai uscito dalla sua Rosarno. Lì l’hanno trovato stamattina al sesto piano di una palazzina. Marcello Pesce, 52 anni, detto “u ballerinu”, boss dell’omonima cosca, era latitante da sei anni. L’ultimo della famiglia, decimata dalle inchieste della procura di Reggio Calabria. Era sfuggito alla cattura nell’ambito dell’operazione “All Inside” mirata proprio ad eliminare le organizzazioni ‘ndranghetiste rosarnesi. Su di lui pendeva una condanna a 16 anni per associazione a delinquere di stampo mafioso.

Quando gli uomini della squadra mobile, comandati da Francesco Rattà, hanno fatto irruzione, stava dormendo. Pesce non ha opposto resistenza. Presenti nell’appartamento con lui altri due uomini, padre e figlio, accusati di favoreggiamento. La sua rete di complici era estesa sul territorio. Le forze dell’ordine infatti, più volte avevano scoperto bunker nelle campagne. Ma negli ultimi anni ad accusarlo era stata anche la cugina Giuseppina, divenuta collaboratrice di giustizia.

Il boss era finito anche agli onori delle cronache nazionali. Nel 1992 infatti, era stato processato insieme a Licio Gelli, ex capo della Loggia P2, nell’inchiesta sui rapporti tra mafia, politica e massoneria, avviata dal procuratore di Palmi Agostino Cordova. Le accuse riguardavano un presunto traffico di droga e armi con il mondo politico e affaristico, con conseguente voto di scambio. I due furono poi assolti dai giudici nel 1995.

Nel corso della mattinata sono arrivate le parole del ministro dell’Interno Alfano. «È un successo investigativo di alto livello» il commento del ministro dell’Interno. «Il nostro è un quotidiano impegno sul fronte della lotta alla mafia, perché i cittadini possano sentirsi sicuri e credere nelle Istituzioni» ha aggiunto.

Tra gli interessi del capomafia anche il calcio. Da direttore generale, tra il 2000 e il 2005, portò dalla promozione alla serie D prima la Libertas Rosarno poi la Rosarnese. C’era lui nel giorno dell’inaugurazione del campo in erba sintetica di Rosarno, e fu intervistato anche dalla Rai. Pesce puntava a raccoglier ammirazione e consenso per la sua organizzazione.

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