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HomeCronaca ‘Ndrangheta, 50 arresti: le nuove leve mafiose tradite dai social network

'Ndrangheta, 50 arresti
le nuove leve mafiose
tradite dai social network

Operazione nel reggino: gli indagati

accusati di associazione a delinquere

di Michela Eligiato07 Novembre 2017
07 Novembre 2017

Sono giovanissimi i membri del nuovo clan calabrese, “I Cumps”, abbreviazione di “cumpari”, ma tutti figli d’arte. Solo che a differenza dei loro padri, le giovani leve mafiose hanno scoperto Facebook e Instagram dove, postando foto mentre impugnano armi, sfoggiano il loro potere. Sono state proprio le foto postate sui social network a fornire prove a carico del clan.

“Cumps-Banco Nuovo” è il nome che gli inquirenti hanno dato all’operazione di polizia, guidata da Francesco Rottà, che ha portato all’arresto di 50 persone nella provincia di Reggio Calabria.
L’indagine si basa sulla riorganizzazione degli assetti della ‘ndrangheta sul territorio di Brancaleone, dove le nuove leve del clan si ritenevano “dominatori incontrastati del territorio” ed effettuavano azioni eclatanti per affermare il predominio territoriale, precisano gli inquirenti in conferenza stampa.

Alle persone coinvolte vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi clandestine e ricettazione, con l’aggravante del ricorso al metodo mafioso.

Nel corso della conferenza si apprende che “i cumps” non hanno esitato persino a fare irruzione durante una riunione di Giunta, dove hanno minacciato sindaco e vicesindaco di Brancaleone, diffidandoli dall’assegnare ad altre persone appalti e lavori. “Non si limitavano a interferire con l’attività del Comune. Più volte si sono presentati dalle ditte titolari di questo o quel lavoro pretendendo che lo abbandonassero e lo lasciassero a loro” spiega il procuratore Cafiero de Raho. Agli arresti è finito anche Domenico Vitale, responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune. Secondo quanto emerso dall’indagine, era lui la gola profonda del clan all’interno dell’amministrazione, e il principale interlocutore quando servivano autorizzazioni e permessi per alcuni lavori.

Ma l’operazione si estende anche oltre i confini calabresi, fino ad arrivare nell’hinterland milanese, terra di conquista del nipote del boss Giuseppe Morabito. Questa mattina, perquisizioni e sequestri sono stati eseguiti anche in Lombardia e Liguria, nuove colonie che facevano parte di un vecchio schema basato sul terrore.

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