«L’intervento immediato delle navi delle Ong rende inutili le indagini sui facilitatori delle organizzazioni criminali», lo ha detto il procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, davanti alla commissione Schengen a Palazzo San Macuto. Da poche settimane infatti è stata aperta un’indagine conoscitiva nelle procure di Catania, Palermo e Cagliari sulle Organizzazioni non governative che prestano soccorso ai migranti tra le acque italiane e nord-africane. È stata registrata una strana “proliferazione” di queste imbarcazioni con il rischio che favoriscano l’immigrazione clandestina.
«Ci siamo voluti interrogare sulle evoluzioni del fenomeno- ha dichiarato il magistrato davanti ai parlamentari-. Perché ci sia stato un proliferare così inteso di queste unità navali e come si potessero affrontare costi così elevati senza disporre di un ritorno in termine di profitto economico». Dalle prime analisi è risultato che in Europa il paese con il maggior numero di Ong impiegate nel soccorso in mare è la Germania, che possiede sei navi per il recupero. Hanno tutte un costo giornaliero e mensile elevato e battono bandiere come quella del Belize o delle isole Marshall.
Altro elemento che ha insospettito le tre procure è la tratta compiuta da queste navi. Solitamente accompagnano le imbarcazioni dei migranti dal territorio libico fino alle coste italiane. La Convenzione di Ginevra, però, impone di portare le persone soccorse in mare nel porto più vicino. «Questo non avviene», secondo Zuccaro. Oltre alla Convenzione, c’è il rischio che queste navi violino la Bossi-Fini, la normativa italiana che regola l’immigrazione.
Inoltre i naufragi non sono diminuiti. «Anzi, adesso è più difficile avere numeri affidabili- ha detto sempre Zuccaro- . Una volta avvenivano in alto mare, in zone controllate da navi militari. Oggi non abbiamo più documentazione, perché abbiamo notizie soltanto dai sopravvissuti».
Questi traffici secondo il magistrato potrebbero vedere la “co-partecipazione” anche di Cosa Nostra. «La mafia non è interessata al traffico di migranti, se non indirettamente e in maniera marginale nel caporalato, perché agisce dove ci sono i grandi flussi finanziari, come quelli per i centri di accoglienza».
Questi sospetti, se confermati, potrebbero portare un domani a una vera inchiesta. «Siamo medici e non poliziotti- si difende Marco Bertotto, responsabile advocacy di Medici senza Frontiere- . Le Ong, e Msf, operano sotto il coordinamento della Guardia costiera italiana e, di fatto, nel rispetto del diritto marittimo internazionale».
Tutto sembra avvalorare le teorie dello youtuber Luca Donadel, che solo due settimane fa ha pubblicato un video dove afferma di raccontare “la verità sui migranti”. Il filmato ha avuto un grande seguito, con 2,3 milioni di visualizzazioni. Nonostante questo, secondo quanto scritto su un articolo di Vice, Donadel avrebbe commesso diversi errori e leggerezze: il giovane avrebbe “obliterato completamente il contesto, ossia il funzionamento del sistema d’accoglienza in Italia, con tutte le sue criticità e disfunzionalità dovute a una gestione emergenziale e confusionaria”.