MOSCA – “Mi rivolgo a lei, Vladimir Putin. Mi faccia finalmente vedere mio figlio”. La madre di Alexei Navalny parla in un video appello all’aperto, davanti alla colonia penale IK-3 dove il figlio è morto il 16 febbraio. Non si scompone, non piange, ma chiede che le venga subito restituita la salma, in modo da poter seppellire “umanamente” il suo Alexei. Se adesso il suo obiettivo è trovare il corpo del figlio, invece il compito della moglie Yulia Navalnaya è quello di raccogliere il testimone di Alexei. Nel giro di un’ora le è stato sospeso e riattivato l’account dalla piattaforma X, senza che siano stati forniti particolari dettagli in merito. Nel frattempo, nel mirino di Mosca entra anche un altro componente della famiglia. La Russia ha inserito nella sua lista di ricercati Oleg Navalny, il fratello di Alexei, come riporta l’agenzia di stampa Tass.
Le reazioni del mondo occidentale
Le principali cancellerie occidentali continuano ad accusare Mosca. La Francia ha dichiarato di considerare le autorità russe “pienamente responsabili della morte di Alexei Navalny”, come si legge in una nota diffusa dopo la convocazione a Parigi dell’ambasciatore russo. Sulla stessa linea anche Svezia, Spagna, Finlandia, Slovenia, Polonia e Germania. Mentre dagli Stati Uniti è arrivato l’avvertimento del presidente Joe Biden per il Cremlino: “Abbiamo già sanzioni in vigore, ma ne stiamo considerando altre”. L’Unione europea, che lunedì 20 febbraio ha ricevuto Navalnaya, ha annunciato nuovi provvedimenti contro la Russia “in nome di Navalny”. Si tratta del tredicesimo pacchetto di misure contro il Cremlino per la guerra in Ucraina e su cui l’Ungheria ha fatto sapere che non è intenzionata a porre il veto.
Cremlino: “Non accettiamo inchieste”
“Sono accuse assolutamente infondate e rozze”. Non è tardata la replica del Cremlino alle parole della vedova del dissidente Alexei Navalny, Yulia Navalnaya, che il 20 febbraio ha incolpato il leader russo Vladimir Putin di essere colpevole per la morte di suo marito. Netta la risposta di Yulia, che ha dichiarato di non preoccuparsi dei commenti del portavoce di un “assassino”. Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, poi, ha puntato il dito anche contro l’Unione Europea. “La Russia non accetta le richieste per una indagine internazionale sulla morte” di Navalny, ha poi continuato il fedelissimo del leader russo, che se l’è presa in particolare con il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, che aveva invitato la Russia a consentire indagini indipendenti.
Tajani: “Accertare i fatti ma Navalny è stato fatto morire”
“Io non so cosa sia successo, è vero che bisogna accertare la verità, ma la morte di Navalny se non è stata provocata direttamente lo è stata in maniera indiretta”, così ha commentato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ribadendo la solidarietà del governo italiano alla moglie del dissidente. “La nostra posizione è chiara. Ieri un’ampia delegazione di Forza Italia con i dirigenti ed i giovani ha partecipato convintamente alla manifestazione in Campidoglio. Per noi non ci sono che parole di condanna”, ha concluso il ministro.