Sulla situazione al confine dell’Ucraina, in particolare sui rapporti tra Mosca e Washington e le possibilità per l’Italia, è intervenuto Gabriele Natalizia, docente di International Relations all’università La Sapienza di Roma e coordinatore del Centro Studi Geopolitica.info.
Ci sarà veramente un intervento militare russo?
“Quando troppo spesso si parla di un evento, poi è meno probabile che si verifichi, anche perché un intervento militare ha anche bisogno del fattore sorpresa. Ad oggi direi di no, perché sia l’incontro tra Lavrov e Blinken, sia quello virtuale tra Biden e Putin, sia la possibilità del rilancio del format di Minsk fanno presupporre una parziale distensione. D’altro canto, oltre alle notizie degli spostamenti di truppe ingenti nei pressi del confine, ci sono degli elementi che potrebbero far pensare a un intervento militare: la presenza di unità tattiche da combattimento e l’arrivo di unità mediche e di ospedali di campo. Secondo gli analisti militari, attualmente, le truppe russe vicine al confine potrebbero reggere un’operazione da 3-5 giorni. Nel caso potrebbe essere un’azione militare come in Georgia nel 2008 o in Crimea nel 2014, che punta a mangiare piccole porzioni di territorio e non alla conquista totale dell’Ucraina.”
Per quale motivo?
“Per dare una dimostrazione della capacità di potenza russa e per non dare fino in fondo motivo all’Occidente di una vera rappresaglia. Per l’Ucraina sarebbe comunque una violazione ulteriore della propria sovranità e una tragedia, ma non sarebbe “abbastanza” per giustificare una reazione della Nato e degli Usa. Non credo comunque che avverrà, non è negli interessi russi né americani e non ci sarebbero stati i colloqui. Le guerre possono iniziare, ma anche chi le inizia non sa come possono finire.”
Quali sono gli obiettivi della Federazione Russa?
“Sono molteplici. Testare le proprie capacità e come viene percepita la Russia all’esterno, testare quanto ancora faccia paura lo strumento militare russo e quanto il Cremlino può ottenere con la minaccia della guerra. Poi c’è l’obiettivo di saggiare le reali intenzioni della Nato. Il rischio dell’Alleanza Atlantica, in questo momento, è di rimanere in una posizione ibrida. Nel caso di pieno engagement, e quindi l’uso del pugno duro, la Nato si affermerebbe come comunità di difesa che guarda anche oltre i territori dei propri Paesi membri. L’alternativa sarebbe concedere una zona di cuscinetto alla Federazione Russa. Una posizione intermedia tra le due, potrebbe essere un segnale di debolezza. Infine, tra gli obiettivi russi, c’è anche quello di testare quanto sono saldi i nervi dell’amministrazione Biden e fino a dove gli Usa possono fare concessioni.”
Una sfida agli Stati Uniti?
“L’ossessione giustificata del problema cinese nelle ultime due amministrazioni americane costituisce una finestra di opportunità per la Federazione Russa. Potrebbe ottenere quello che non ha mai ottenuto nei 35 anni precedenti, quando l’ordine mondiale a guida americana era più stabile: ovvero il riconoscimento della sua sfera d’influenza. La Russia in cambio di un’imparzialità rispetto alla grande contesa tra Cina e Usa, potrebbe mercanteggiare la sua terzietà con la conferma della sua egemonia nello spazio post sovietico.”
Quali potrebbero essere le sanzioni occidentali? Potrebbero esserci ripercussioni sul mercato del gas?
“Il mercato del gas è rigido, tanto per la domanda quanto per l’offerta. Quindi a fronte di una potenziale riduzione del gas di chi lo riceve, ci sarebbe un’effettiva riduzione degli introiti per il Paese che vende. I tubi creano interdipendenza. Io non credo possa considerarsi casuale questa assertività maggiore russa nell’ultimo mese e mezzo in concomitanza con la conclusione del Nord Stream 2. Il gasdotto è finito, ci sono stati intoppi burocratici che si risolveranno dopo la luce verde data dagli Usa. Adesso la Germania, se mai ci fosse un attacco russo, dovrebbe chiudere quei tubi. Al netto del fatto che esiste il Nord Stream 1 che non ha questo vincolo, ma quanto si può essere sicuri che la Germania lo farà? È una scommessa e gli americani ci credono poco.”
Ci saranno conseguenze per l’Italia?
“Nel momento in cui ci sono delle posizioni sempre più tese tra Russia e Paesi Nato, e gli Usa sarebbero davvero convinti – e questa è la mia posizione – della necessità di arrivare a un accordo con la Russia, quale potrebbe essere la conseguenza in un anno in cui viene eletto il prossimo segretario generale della Nato? Potrebbe guadagnare di sostanza una candidatura italiana, in un momento in cui l’Italia gode di una buona immagine alla Casa Bianca, ai danni magari di un europeo dell’est, o da Paesi più prossimi alla Federazione Russa e più ostili a Mosca. Una conseguenza positiva per l’Italia.”