“Sono contento che questo piccolo film sull’accoglienza sia uscito in un periodo in cui un gran pezzo della società italiana è andato nella direzione opposta alla solidarietà. Oggi questa bella storia, di cui andare fieri, ha acquistato ancora più attualità”.
Con queste parole il regista Nanni Moretti ha commentato il “Nastro d’Argento dell’Anno”, conquistato ieri pomeriggio per il suo documentario “Santiago, Italia”. Il premio gli è stato assegnato dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici, che ha spiegato così la sua decisione: “È un riconoscimento che premia la qualità del film riconoscendone anche il valore civile e, per dirla con Moretti, per niente imparziale di un ‘viaggio’ importante, che ha coinvolto il pubblico italiano nelle sale coinvolte”.
La pellicola racconta i mesi che seguirono il golpe del dittatore Augusto Pinochet in Cile nel settembre 1973. In particolare mette l’accento sul ruolo dell’ambasciata italiana a Santiago, capitale del paese sudamericano, che diede rifugio a centinaia di oppositori del regime, permettendogli di raggiungere l’Italia. “E’ una storia che risale ai miei 20 anni – ha raccontato il regista alla fine della premiazione – ma nelle presentazioni che ho fatto in giro per l’Italia ho visto che riesce a parlare anche ai ragazzi e alle ragazze di oggi ed è stata una bella sorpresa. Quando ho cominciato a lavorare al documentario c’era un Paese, il nostro, un po’ meno rancoroso e incattivito. Fare uscire questo documentario ha acquistato un significato ancora più forte”.
Moretti è ora impegnato nella lavorazione del suo nuovo film, “Tre piani”. Si tratta della trasposizione cinematografica del bestseller dello scrittore israeliano Eshkol Nevo, uscito nel 2015, un romanzo-metafora che racconta il bisogno di farsi sentire e i contrasti psicologici in ognuno di noi.