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Napolitano si oppone alla new town aquilana

di Fabio Grazzini09 Ottobre 2012
09 Ottobre 2012

«A L’Aquila bisogna impegnarsi rapidamente a ricostruire il centro storico, rinunciando a qualsiasi progetto di new town»: non ha lasciato adito a dubbi sul futuro del capoluogo abruzzese il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenuto domenica scorsa all’inaugurazione dell’auditorium donato da Renzo Piano e dalla provincia autonoma di Trento alla città vittima del sisma del 2009.

Un simbolo di rinascita. Facendo il suo ingresso nella struttura progettata dall’architetto genovese, il Presidente ha quindi indicato la strada da percorrere per restituire a circa 47mila persone le proprie abitazioni all’interno del centro cittadino. Per lui infatti «L’auditorium non è solo un simbolo, ma è già una realtà, concreta e molto bella: qui rinasce alla vita la grande cultura musicale di questa città». Il Presidente si è poi detto assai ottimista sul reperimento dei fondi necessari al restauro e al rilancio delle zone danneggiate dal terremoto, la cosiddetta “ricostruzione pesante”, che le prime stime prevedevano aggirarsi intorno ai 10 miliardi euro, da adoperare nel corso di un decennio di lavori: «Ho ricevuto dal ministro perla Coesione territoriale Fabrizio Barca molti elementi concreti sui lavori in corso e sui finanziamenti decisi dal Governo, sia pubblici che privati. Senza contare poi il fatto che dovrebbero scattare nuovi contributi entro fine anno», ha dichiarato soddisfatto Napolitano, aggiungendo poi di essere convinto che «ci si trovi dinanzi a prospettive serie che ci inducono a ritenere che è ormai arrivato il tempo di ricostruire la città, al di là di precedenti esperienze che puntavano piuttosto a costruire fuori».

Due visioni a confronto. Netta dunque l’opposizione del Presidente della Repubblica al consolidamento della politica implicita agli interventi portati avanti negli scorsi anni dal governo Berlusconi, in particolare quelli targati C.a.s.e., il grandioso programma di costruzione di appartamenti provvisori, periferici e di media qualità, che a partire dal 2009, nel giro di un anno, diede una casa a circa 15mila aquilani sfollati.
Fiore all’occhiello del Cavaliere, l’idea di creare ex-nihilo una nuova L’Aquila, trasformando il centro storico di quella originale in un museo a cielo aperto, si è sempre scontrata con le istanze della maggioranza degli sfollati – affezionatissimi a vie e palazzi che li accompagnano dalla loro infanzia –  e a quelle dell’attuale sindaco, il democratico Massimo Cialente, che nel 2011, minacciando le dimissioni, riuscì a ottenere un maggiore peso dell’amministrazione comunale nella pianificazione dei lavori di ricostruzione, fino allora demandati totalmente al Commissario: il presidente della Regione, Giovanni Chiodi, rappresentante del Pdl.

Fabio Grazzini

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