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Difficile immaginare un finale più amaro per il settennato di Giorgio Napolitano. É scuro in volto il Presidente quando, di fronte ai ragazzi ricevuti nel cortile del Quirinale per l’inaugurazione dell’anno scolastico, entra nella carne viva degli scandali che in questi giorni scuotono la politica. «La cronaca ci ha rivelato come nel disprezzo per la legalità si moltiplichino malversazioni e fenomeni di corruzione inimmaginabili, vergognosi». Ed è proprio la cronaca di questi giorni a preoccupare molto l’inquilino del colle, con le dimissioni di Renata Polverini – comunicate in anticipo (lunedì sera, ndr) proprio a Napolitano – e il disfacimento del Pdl laziale.
Parole durissime, che suonano come un ultimatum alla politica e in primis ai partiti. Perché lo spettacolo offerto in questi giorni «Non è accettabile per persone sensibili al bene comune, per cittadini onesti, né per chi voglia avviare un’impresa». Napolitano teme il riflesso internazionale delle vicende laziali – con il Premier Monti a New York dove ha avuto un incontro informale con Obama -, ma è soprattutto il fronte interno a preoccupare. In tempi di governo tecnico e sacrifici per i cittadini, il Presidente batte nuovamente su un tema ricorrente ormai da mesi nei suoi moniti: l’antipolitica. E non ci gira intorno, perché stavolta il rischio è che insieme alla fiducia nei partiti venga giù anche quella per le istituzioni. «Chi si preoccupa oggi giustamente per l’antipolitica deve sapere risanare in profondità la politica».
L’appello tra le righe è anch’esso noto: fare presto, con un gesto di responsabilità dei partiti che garantisca una transizione sicura verso le elezioni della prossima primavera. Quando scadrà anche il mandato del Presidente. Vitale arrivarci con i partiti ancora in vita. Napolitano li sprona ad agire, «perché risanare la politica, far vincere la legge si può, così come si può far vincere la legge contro la mafia: ce lo hanno dimostrato venti anni fa, e li abbiamo ricordati, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino».
In questo la sintonia con il Premier è totale: le forze politiche diano l’esempio approvando la legge anticorruzione, impantanata da mesi al Senato, così come ha ricordato Monti nei giorni scorsi parlando di «un’inerzia comprensibile ma non scusabile da alcune parti politiche». Discorso analogo per il piano di tagli alla politica previsto dal decreto sulla spending review e messo a punto da Giuliano Amato, pronto da giorni ma rimasto chiuso nei cassetti di palazzo Chigi. Inevitabile quindi che in queste ore i contatti s’intensifichino in direzione di una svolta forte. Il tempo stringe.
Carlo Di Foggia