Sottraevano fondi destinati all’accoglienza e all’assistenza dei migranti provenienti dal Nord Africa. Una truffa di oltre quattro milioni e mezzo di euro: nel mirino delle indagini delle Fiamme Gialle della Campania ci sarebbero il presidente della Caritas di Teggiano, in provincia di Napoli, e tre onlus. Fra queste la fondazione “Un’ala di riserva”, gestita dal presidente Alfonso De Martino arrestato sabato dalla Procura di Napoli e in queste ore interrogato nel carcere di Poggioreale. Anche due esponenti campani della Caritas, compreso il responsabile don Vincenzo Federico, sarebbero indagati per peculato. È lo scandalo dei “pocket money”, i buoni in denaro normalmente destinati agli immigrati ospiti delle strutture di assistenza sociale. Soldi che dovevano servire ai migranti per acquistare vestiti, carte telefoniche, dentifricio, qualche pacchetto di sigarette ogni tanto e che invece sarebbero stati sottratti ai rifugiati e utilizzati dalle associazioni per scopi personali.
Oltre alla truffa gli inquirenti hanno fatto luce anche sulle condizioni dei centri in cui i migranti venivano ospitati: stanze piccole, materassi gettati a terra, bagni sporchi, cibo tremendo. Tra gli inquisiti anche i funzionari regionali Vincenzo Cincini e Giuseppe Mattiello. Secondo gli inquirenti esisterebbero anche dei collegamenti tra Alfonso De Martino e i consulenti della Caritas salernitana: un sistema di frode ben organizzato e in atto da tempo. Raffaele Cantone, presidente dell’autorità nazionale anticorruzione si è detto esterrefatto. “Se anche il mondo dell’impegno sociale fa registrare questi episodi – ha dichiarato Cantone – è chiaro che il livello di diffusione del malaffare è tale che nessuno da solo potrà riuscire a combatterlo”.
Un’inchiesta, quella dei “poket money”, che ha squarciato il velo su un giro d’affari costruito sulle spalle di bisognosi. Ma non è tutto. Dalle indagini della Guardia di Finanza campana risulterebbe molto altro: in cambio di piccole somme di denaro, gli amministratori di onlus e Caritas avrebbero chiesto ai migranti di firmare il registro presenze dei centri in cui erano ospitati, anche quando erano assenti. Pochi spiccioli, 30-40 euro, in cambio del silenzio sui registri falsificati. A far emergere lo scandalo, e far partire le indagini, sarebbero stati due rifugiati somali, arrestati dopo false accuse presentate da De Martino. I due, dopo aver chiesto all’uomo alcune somme che gli sarebbero spettate, sono stati denunciati dal De Martino. Interrogati dalle autorità, avrebbero raccontato come operava la onlus.