Il rapporto tra calciatori e i gruppi ultrà si fa sempre più teso, dalle minacce sui social e dalle grida sugli spalti si è passati agli attacchi diretti. L’ultimo quello al giocatore polacco Piotr Zielinski. Dall’auto della moglie del centrocampista del Napoli, parcheggiata non lontana dal quartier generale della squadra a Castel Volturno, è stata rubato l’impianto stereo e il navigatore.
Quella che potrebbe essere una coincidenza sembrerebbe però in linea con il clima inquietante che si respira intorno alla squadra. Atti criminosi e intimidatori, dei veri e propri messaggi verso quelli che una volta erano i beniamini partenopei. Nessuno escluso: venerdì scorso infatti, intorno all’ora di pranzo, il brasiliano Allan è stato vittima di un tentativo di furto nella sua villa di Pozzuoli: i ladri hanno cercato di forzare la cassaforte, senza successo. La Procura di Napoli sta provando a verificare proprio questi collegamenti.
Allan è stato uno dei protagonisti della tesissima serata di martedì scorso, durante la gara interna di Champions contro il Salisburgo, quando i giocatori hanno deciso di disertare il ritiro punitivo e di tornare a casa, invece che nell’albergo dove la società aveva deciso che sarebbero dovuti rimare. Episodio a seguito del quale sarebbe avvenuto un acceso diverbio proprio fra Allan e il vicepresidente Edo De Laurentiis, all’interno degli spogliatoi. Due giorni dopo i giocatori sono stati accolti al San Paolo, durante un allenamento aperto al pubblico, da striscioni e cori ostili.
Non è la prima volta che momenti critici sul fronte calcistico coincidono con episodi di criminalità contro tesserati del Napoli. Il fatto peggiore risale al novembre 1992, quando alcuni giocatori furono presi a sprangate sul campo di allenamento. Il più recente nel 2017 quando l’ex capitano Marek Hamsik fu vittima di un tentativo di rapina. E poi gli scippi subiti dalla moglie di Cavani o dalla compagna di Lavezzi.