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HomeCronaca Napoli, arrestato giudice per cause di favore per amici imprenditori

Napoli, arrestato giudice
accusato di favorire
suoi amici imprenditori

Sarebbe stato ricompensato

con elettrodomestici e orologi

di Valerio Del Conte11 Dicembre 2017
11 Dicembre 2017

Sentenze favorevoli per amici imprenditori. Questa sarebbe l’accusa della Procura di Napoli, che ha portato il Gip a ordinare gli arresti domiciliari per il giudice Mario Pagano, magistrato del Tribunale di Salerno, attualmente attivo presso il Tribunale di Reggio Calabria. Sequestrati preventivamente anche 500mila euro, che sarebbero pari al totale delle erogazioni effettuate e ai finanziamenti percepiti indebitamente come ricompensa. “Pagano – spiega la Procura – si sarebbe adoperato nel tempo per favorire imprenditori ai quali era legato da consolidati rapporti di amicizia, trattando cause riferibili a tali amici con esito favorevole per questi ultimi e ricevendo dagli imprenditori utilità varie”. E ancora, il giudice “avrebbe omesso di astenersi” dalle cause “nonostante lo specifico obbligo imposto dalla legge e, prima ancora, adoperandosi perché tali cause venissero assegnate a lui”.

Ai domiciliari anche il funzionario giudiziario Nicola Domenico Montone. Il Gip di Napoli ha poi disposto il divieto di dimora nei confronti degli imprenditori Luigi Celestre Angrisani, Riccardo De Falco, Giovanni Di Lura e Roberto Leone, oltre ad una applicativa dell’obbligo di dimora nel comune di residenza per il consulente fiscale Antonio Piluso.

L’indagine è stata svolta anche con la collaborazione della squadra mobile di Napoli e del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di finanza. Secondo la Procura, Pagano sarebbe stato ripagato con delle donazioni alla società polisportiva Rocchese di cui era responsabile e con cucine e impianti di climatizzazione per un agriturismo a Roccapiemonte, ancora riferibile “allo stesso magistrato ed a componenti del suo nucleo familiare”. Alla lista si aggiungerebbero anche orologi di valore ed elettrodomestici vari. Nel 2016, il magistrato era già finito sotto inchiesta per associazione per delinquere e rivelazione del segreto d’ufficio.

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